Una estate complicata

La prima pagina del quotidiano La Stampa

La politica di fatto non andrà in vacanza. L’ultima settimana di luglio è densa di scadenze e agosto viene prima di settembre, cioè del mese del confronto elettorale. I partiti non hanno la situazione sotto controllo né nella maggioranza né nell’opposizione, mentre il premier non riesce proprio a rinunciare al vezzo di sentirsi al centro della storia accentrando tutto il più possibile nelle sue mani (che però non riescono a reggere tutto quel che vuole raccogliere).
L’esempio più macroscopico di questa inutile impuntatura è nella decisione di proclamare comunque una proroga dello stato di eccezione. Non ce ne sarebbe bisogno se ci fosse un sistema in grado di usare i normali poteri di cui dispone: non si proroga uno stato di eccezione per consentire al commissario Arcuri di gestire, malamente dopo quel che ha fatto con le mascherine, la questione dei banchi monoposto. Naturalmente non c’è solo lui, ma tutta una squadra di burocrati e ministri che cercano nei poteri di emergenza quella autorevolezza di fronte alla miriade di contropoteri che altrimenti non avrebbero.
Il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti si è impegnato, speriamo non troppo in solitudine, a disegnare almeno un quadro normativo che eviti la fiera della parodia dei pieni poteri: necessità di decidere l’emergenza con un decreto legge e fissazione di specifici vincoli agli interventi (per esempio niente chiusure generalizzate, ma limitate a zone realmente problematiche) e soprattutto impossibilità di usare i soliti DPCM per bloccare eventualmente la tornata elettorale di settembre. Speriamo davvero che riesca nell’impresa, anche se stupisce (relativamente) che colui che dovrebbe essere un giurista come il prof. Conte non colga la delicatezza del tema.
Delicata assai la questione dello scostamento di bilancio (il terzo) che va in votazione mercoledì 29 in un clima non proprio sereno. Le opposizioni per votare a favore (come nei precedenti scostamenti) chiedono di vedere accettate anche alcune almeno delle loro proposte, che, diciamolo francamente, sono provocatorie ed elettoralistiche: bloccare la riscossione delle tasse per un semestre può avere un senso se si inquadra in un reale sostegno a chi ha patito per l’emergenza, non se è un provvedimento tanto per fare scena. Purtroppo il governo non è in grado di trattare con le opposizioni, per la semplice ragione che teme di “saltare” se si instaurasse un clima di anche vaga collaborazione nazionale. Per questo Conte fa davvero il furbo (e una parte non piccola dei suoi ministri con lui) dicendo che vuole un dialogo con le opposizioni mentre fa di tutto per non farlo.
Alcuni attendono la prova del Senato, dove la maggioranza da sola non ce la fa a votare lo scostamento di bilancio (che richiede la maggioranza assoluta), per cui si potrebbe anche avere il classico incidente parlamentare che fa cadere il governo. Dovendo giocare a fare gli indovini (roba pericolosa per chi commenta i fatti politici) non crediamo che si arriverà a tanto, per la semplice ragione che, se ragionano un poco, non conviene neppure alle opposizioni. Una caduta ora del governo significherebbe lasciare a secco i governi locali, non poter prorogare cassa integrazione e blocco dei licenziamenti e altri provvedimenti del genere. Si aprirebbe una lunga crisi, perché allo scioglimento delle Camere prima del referendum costituzionale non si arriva e un governo di emergenza con l’attuale confusione politica chissà quanto tempo richiederebbe per essere messo in piedi, mentre intanto resterebbe al potere Conte con la sua corte.
Certo la situazione non è tranquilla. La ripresa del problema migratorio, che questa volta arriva non dalla Libia, ma dalla Tunisia e per altro canale dai Balcani (territori invasi dal Covid) ridarà spazio alle varie demagogie proprio in fase pre-elettorale, mentre su questo fronte la UE è sparita dai radar (figurarsi se dopo gli scontri per il Recovery all’Italia qualche leader può permettersi di riaprire la questione della spartizione dell’onere dei migranti a livello comunitario). I problemi da risolvere sono ben lontani dall’avviarsi a soluzione. Nessuno ne parla più, ma la questione Autostrade impiegherà 8-12 mesi per avviare la fase di nazionalizzazione. Della questione giustizia si sono perse le tracce (l’ineffabile ministro Bonafede è un desaparecido), la riforma della pubblica amministrazione è messa nel limbo dei piani da inviare a Bruxelles per avere i famosi 209 miliardi.
Il paese per ritrovare la forza spirituale e culturale che serve per la ripartenza avrebbe bisogno di altro, ma è estate…

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina