Il “Decreto Agosto”, solita logica dei bonus

La prima pagina del Corriere della Sera del 4 agosto

Il problema più aspro in questo momento è la mancanza di equilibrio nella politica italiana: vale per la maggioranza, vale per l’opposizione. L’attesa di eventi che, da punti di vista ovviamente diversi se non opposti, si pensa sconvolgeranno il quadro attuale rende tutto ingovernabile. Per citare i due più banali e più attesi: da un lato l’effetto miracolistico dei sussidi europei, dal lato opposto una catastrofe economica che seppellirebbe l’attuale governo e la sua coalizione.

E’ probabile che né l’uno, né l’altro si realizzeranno nei termini attesi. I sussidi europei si concretizzeranno dopo aver superato il vaglio della Commissione , saranno soggetti a valutazione periodica sul loro impiego e comunque non arriveranno prima di metà del 2021. Dunque non ci faranno superare una eventuale crisi che si determinasse fra gli ultimi mesi di quest’anno e i primi del prossimo. Per il momento dovremo arrangiarci coi nostri ferri, che sono piuttosto arrugginiti. Questa settimana dovrebbe essere varato il cosiddetto “Decreto Agosto”, cioè il provvedimento che destina i 25 miliardi di ulteriore scostamento di bilancio appena approvati.

Già si vede che continuiamo a muoverci nella logica dei bonus, cioè dell’assistenzialismo più o meno a pioggia. Scontato l’impiego per prolungare la cassa integrazione che consente di tenere fermo il blocco dei licenziamenti (obiettivo più che condivisibile: aumentare la disoccupazione oggi non avrebbe senso), per il resto siamo sempre ai bonus: sosteniamo chi cambia l’automobile, chi compra vestiti (ma poi: perché non anche le scarpe), chi va al ristorante. Come? Adesso sembra torni in voga la faccenda del pagamento con le carte, per combattere l’evasione, ma è uno strumento macchinoso che non riusciamo a capire come potrà davvero far riprendere i consumi.

Anche su un autunno tragico c’è da fare qualche riflessione, e non solo perché sarebbe bene cominciare a dire non ci si augura da soli la propria sventura. Una certa crisi economica sembra difficile da evitare, ma le dimensioni di questa crisi non sono facili da determinare. Può darsi che si riescano a contenerne le dimensioni in modo da non cadere nel caos sociale. Del resto non si vede come le opposizioni possano pensare di guadagnarci da uno scenario simile. Riuscire a portare il paese ad elezioni anticipate significa metterlo nel caos per almeno sei mesi, sicché chi risulterà poi vincitore avrà il non invidiabile privilegio di governare su un cumulo di macerie.

La banalità di queste constatazioni dovrebbe spingere ad una tregua che consenta la ricostruzione del paese, ma non si vedono segnali in questa direzione. Le forze politiche continuano ad essere impegnate in battaglie di corto respiro, anche perché quasi tutti i partiti sono preda di lotte intestine che li spingono sempre più nella palude della politica giorno per giorno.

Nella maggioranza i Cinque Stelle continuano ad essere vittima del loro sbandamento. Adesso sembra abbiano riscoperto, grazie a Di Maio, la centralità del tema immigrazione. Dopo qualche esitazione si è accodato Conte, comprendendo l’allarme sociale che genera l’arrivo continuo di immigrati, ma la cosiddetta linea dura dei respingimenti non è facile da applicare, soprattutto nel momento in cui il PD deve cercare di portare a casa la modifica dei decreti Salvini. Purtroppo la pressione migratoria sale senza che sia possibile contenerla se non con respingimenti che non si sa come realizzare.

Nell’opposizione il nodo centrale rimane Salvini, che non deflette dalla sua impostazione demagogica, la quale però non paga. Peraltro va riconosciuto che nessuno sa immaginare altre vie possibili, perché neppure i tentativi aperturisti di Berlusconi per una politica di compromesso al centro portano a qualche risultato apprezzabile.

Su tutto pesa l’impossibilità di costruire una maggioranza di governo che realmente condivida un progetto di futuro sviluppo del paese. Il centrodestra al momento non ha un numero sufficiente di voti per costruire una coalizione di governo. Il centrosinistra ce l’ha solo tenendo dentro i Cinque Stelle che non sono omogenei a questo tipo di coalizione e che non ne condividono che un numero limitato di obiettivi.

La conclusione è che si galleggia, senza produrre alcun equilibrio, né di prospettiva, né di compromesso. Può essere un buon habitat per politici anguillleschi, ma è gente che finisce di creare più problemi di quanti non ne risolva.

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