Tre segni di fiducia nell’estate del Covid

Tra le rocce si infiltrano raggi che riscaldano. È la bella immagine che chiude il libro fotografico contenente fotografie che narrano un’avventura partita 5 anni fa, ispirata dal desiderio di rendere le Dolomiti accessibili anche a persone con disabilità, diventato realtà grazie all’Associazione Brenta Open che si è tuffata in un progetto di inclusione sociale e sportiva per far sì che “la storia di pochi potesse diventare conquista di molti”, all’insegna del Patrimonio Unesco.

Nell’estate del Covid-19 anche l’edizione 2020, sabato 25 e domenica 26 luglio, ha rinsaldato legami di amicizia, suggellati dalla musica del consueto concerto di violoncello, tromba e sax tra le cime che circondano il rifugio Pedrotti. “Ancora una volta abbiamo camminato, suonato, scalato montagne assieme – raccontano gli organizzatori -. Ma ciò che resta davvero, oltre le fatiche, oltre le vette, è il senso di appartenenza ad una famiglia, che anno dopo anno cresce e si arricchisce”.

Quel sentirsi uniti e “con” gli altri anche senza una mano, senza una gamba: il corpo di Nicole, Kevin e Gianluigi va lontano, portato da una forza di volontà allenata a superare barriere interiori e ostacoli esterni, una diga di determinazione di fronte ad ogni pregiudizio, mostrando che la montagna accoglie chiunque si avvicini consapevole dei propri limiti ma con la preparazione che permette di confrontarsi con essi, scoprendo vie di crescita personali attraverso la condivisione e l’aiuto reciproco (immagini e resoconto su avvenire.it/attualita/pagine/brenta-opendolomiti, 30 luglio 2020).

Lo spirito del progetto può essere meglio compreso anche grazie al fotolibro, appena pubblicato e in tour di presentazione che il 13 agosto alle 17 porterà i protagonisti alla terrazza sulle Dolomiti di Brenta, all’arrivo della telecabina Molveno Pradel, e il 20 agosto alle 21 in piazza San Carlo di Molveno per poi approdare al Trento Film Festival con una mostra ospitata a MontagnaLibri, nel tendone di piazza Fiera, che ripercorrerà le tappe salienti dell’esperienza, sostenuta da Sportfund fondazione per lo sport Onlus e ActivityTrentino. “Il mondo che immaginiamo, e in cui vogliamo vivere, è un mondo dove Uomo e Natura sono in armonia e in equilibrio”.

Prende le mosse da qui la “visione” di un altro progetto, ispirato a valori di protezione e salvaguardia della natura, il Movimento della Bellezza. Ideato la scorsa primavera, nel periodo di diffusione acuta della pandemia, e promosso da Alessandro Gruzza, fotografo naturalista trentino appassionato delle Dolomiti, e dallo scrittore Andrea Bianchi, mira a sensibilizzare ad un rapporto più rispettoso dell’ambiente e alla sua protezione. Non a caso, considerando l’emergenza climatica in atto e i danni causati dall’azione umana che determina profondi squilibri naturali, la Vision è stata condivisa in una giornata simbolica, il 22 aprile, 50ª Giornata Mondiale della Terra, mentre per quanto riguarda la Mission e gli ambiti di attività del progetto, i fondatori sono aperti a idee e contributi (jointhebeautymovement.com).

Richiamando la Laudato si’ di Papa Francesco, il messaggio di speranza e l’invito del Movimento è dunque “ad attingere all’energia vitale che viene dalla Bellezza, a ritrovare la profonda connessione con la Terra prendendocene cura quale nostra Casa”, ed è affidato ad un video in cui le splendide immagini di Gruzza sono accompagnate dalla voce narrante dell’attore Giuseppe Cederna, su testo di Bianchi. Se il corpo è strumento guidato dalla volontà per andare oltre limiti e stereotipi, e per esteso il benessere psicofisico è legato alla cura del “corpo” del Creato di cui l’umanità è parte, c’è anche un corpo nudo e vulnerabile, estrema difesa e ultima barriera tra la vita e la morte, ridotto ad una sola parte, la testa, con la bocca aperta, simboleggiante linguaggio e respiro quali ultime “porte” verso l’esterno quando si è stati privati di tutto.

Mediterraneo” è la grande testa di bronzo del naufrago realizzata appositamente dall’artista altoatesino Lois Anvidalfarei per la mostra “Viandanti” in corso al Castello di Pergine fino al 31 ottobre, selezionata per la 27ª esposizione internazionale promossa dalla Fondazione Castel Pergine e composta di 28 opere in bronzo tra statue singole e gruppi scultorei che rappresentano l’essere umano contemporaneo. “Mediterraneo: da qui comincia il viaggio nella condizione umana. Una tragica attualità e una chiamata alla nostra responsabilità”, spiegano i promotori.

Un appello a essere barriera di fronte a chi viene meno alle leggi del vivere umano e al dovere di prestare soccorso in mare, una preghiera che sconvolge. “Non vi ingannate: prima non c’era solo questa parte di me, no, prima c’ero anch’io. C’erano la mia fuga, la mia partenza, la paura di quello che avrei incontrato, il desiderio di arrivare (…) Io esistevo, ero vivo. Ora vedete: restano, di me, per me, in un attimo eterno il respiro che mi ha appena lasciato e il sollievo di essere morto. Per quelli ero uno dei tanti, uno di più, uno di troppo e, alla fine, uno di meno. Per voi, io rimango una condanna senza appello”, scrive Giorgio Antoniacomi nel brano ispirato dalla scultura, parte di una serie di testi dedicata ai “Viandanti” di prossima pubblicazione dalla casa editrice Publistampa (in anteprima per gentile concessione dell’autore).

La potenza espressiva dell’arte riecheggia tra le mura del castello e i suoi parchi come monito contro la cultura dello scarto attraverso opere dal forte impatto visivo ed emotivo. Fare scudo con il corpo rannicchiato è un ritirarsi in sé contro l’indifferenza, la tortura e il male, contro ciò che lede la dignità umana senza rinunciare a difendere ogni istante di vita mentre si è in cammino sulla terra. Visite guidate su prenotazione il venerdì alle 18 e il sabato alle 16, scrivendo a info@fondazionecastelpergine.eu.

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