Scuola, la preoccupazione dei genitori: “Dare risposte alle fragilità”

I nuovi banchi monoposto. Foto ufficio stampa PAT

A ridosso dell’inizio dell’anno scolastico uno degli sguardi più attenti allo sviluppo della situazione è quello delle famiglie degli studenti, che torneranno finalmente a seguire le lezioni in presenza, in scuole che però non saranno certo le stesse di 12 mesi fa.

Misure di sicurezza, protocolli e il famoso patto di corresponsabilità, su cui il mondo della scuola punta per coinvolgere nel rispetto delle regole tutte le componenti, sono i temi più dibattuti, ma l’approccio della Consulta dei genitori, presieduta da Maurizio Freschi, si concentra sui problemi concreti che famiglie e studenti, ma anche docenti e dirigenti, si troveranno ad affrontare da lunedì prossimo.

Freschi, come giudicate questa rinnovata attenzione al patto di corresponsabilità?

Il patto c’è sempre stato, ma ora diventa più importante in funzione della maggiore responsabilità richiesta a tutte le componenti del mondo della scuola, si sente la necessità di una presa di coscienza e di partecipazione da parte di tutti alla riapertura, con misure chiare. In virtù dell’autonomia degli istituti molto però è demandato alle interpretazioni dei singoli. C’è chi ha richiesto anche la firma dello studente, ma è evidente che per gli alunni più piccoli ciò lascia il tempo che trova. Comprendo che alcuni dirigenti la intendano come una forma di responsabilizzazione dello studente, per farlo sentire più grande e più coinvolto, ma alcuni genitori si chiedono il senso di chiedere la firma ad un minore, in calce ad un testo che non può neppure comprendere del tutto.

Maurizio Freschi, presidente della consulta provinciale dei genitori

Come vi state avvicinando all’inizio della scuola?

È una situazione imprevista e non abituale per tutti, la pandemia ha cambiato notevolmente gli equilibri e la percezione della sicurezza. La fiducia negli istituti e nei dirigenti c’è, ma in questo momento viene meno la chiarezza nelle informazioni e la coerenza rispetto a situazioni evidentemente contraddittorie: abbiamo studenti che negli istituti non possono venire a contatto con altri ragazzi con cui, usciti dalla scuola, condividono le attività sportive. Con che criterio possiamo spiegare ai nostri figli che mentre giocano a calcio o a pallavolo non è necessario rispettare tutta una serie di misure che invece a scuola vanno strettamente osservate? Non discuto il lavoro del Comitato, ma chiedo che le normative vengano prese in modo coerente in tutti gli ambiti della società, perché dare indicazioni così contraddittorie ed opposte tra loro è diseducativo.

Quali altre criticità avete riscontrato?

Le critiche fondamentalmente sono quelle manifestate più volte nel corso di quest’anno con toni diversi: dalla mancanza di chiarezza su mascherine, termoscanner e didattica a distanza alla questione della fornitura dei dispositivi elettronici, segnalata anche dalla Consulta della famiglia e in particolare dalle famiglie numerose. Si parla di fornire un solo dispositivo per famiglia, indipendentemente dal numero di figli, ma abbiamo molte segnalazioni di ragazzi che condividono il dispositivo con uno o più fratelli e che se hanno lezione contemporaneamente è un problema. Anziché andare freneticamente sui giornali con proclami che appaiono più da propaganda elettorale che da effettiva sensibilità scolastica sarebbe stato meglio preoccuparsi più del bene dei ragazzi e delle famiglie.

In sostanza chiedete attenzione rispetto alle problematiche più concrete…

La coincidenza della riapertura delle scuole con la campagna elettorale è stata deleteria. Tutta questa frenesia tardiva degli ultimi giorni di far vedere che si sta facendo qualcosa mi lascia molto l’amaro in bocca, sembra che la scuola non sia stata vista come il futuro della società e la formazione dei nostri ragazzi, ma è stata vista come uno dei tanti bacini di voti, e questo è di uno squallore allucinante. L’aspetto più grave però riguarda le situazioni di fragilità significative: abbiamo ricevuto segnalazioni di alunni con legge 104 con gravi patologie, che comportano grosse difficoltà ad essere inseriti nel gruppo classe già in una situazione normale, ed in questo contesto i problemi si amplificano. La cosa triste però è che la risposta ottenuta dalla sovrintendenza è stata “ci stiamo pensando”. Agghiacciante a pochi giorni lavorativi dall’inizio della scuola, ed una grave mancanza di rispetto nei confronti dell’utenza. Fortunatamente poi alcune di queste situazioni sono state risolte dall’assessore, che ha dimostrato di avere sensibilità, dopo però che i genitori hanno dovuto fare un lungo percorso per arrivare fino a lui.

Mancano le tutele per gli studenti più fragili quindi?

Trovo assurdo che il sistema scolastico e il dipartimenti si siano attivati per gestire i soggetti fragili nel personale dipendente, senza preoccuparsi della loro utenza, cioè gli studenti, anche perché si tratta di un tema che è stato sollevato già ad aprile. È stata sgradevole l’arroganza e la modalità della risposta a questi problemi, perché tutto ciò che evidenzia inefficienze dà fastidio. Forse sarebbe stato più utile per i ragazzi un dialogo diverso quando ci si è posti in modo propositivo, mentre per mesi il Consiglio del Sistema Educativo è rimasto inascoltato. Un sistema che non arriva con le risposte pronte in un contesto di questo tipo, dopo mesi di problematiche, non a inizio settembre, ma già a metà agosto come avevamo chiesto, non funziona, ed alla lunga a pagare saranno soprattutto gli studenti più fragili e le fasce più deboli. Dobbiamo dare delle risposte alle fragilità.

Domanda fatidica: la scuola è pronta per ricominciare?

Per me il lavoro fatto dai dirigenti scolastici è stato eccellente, la scuola è pronta per ricominciare, non so però se sarà nelle condizioni di continuare, date le regolamentazioni. Senza mettere in discussione le limitazioni, il problema è come gestiremo gli incroci di possibili contatti non gestiti, questo va al di là di tutte le misure che può prendere un dirigente scolastico.

Non è stato rassicurato nemmeno dalle recenti comunicazioni della Provincia?

Della conferenza stampa di ieri mi hanno colpito due cose: se siamo tanto sicuri di aver attuato le misure pensandole per tempo, non capisco la necessità di attivare la Protezione civile per il 14 mattina avendo già allertato Carabinieri e Vigili del fuoco. Significa prevedere che in alcune situazioni si creeranno assembramenti: ci si è preoccupati di cosa si fa all’interno degli istituti ma in pochi casi di quello che succederà fuori dalla porta. Secondo punto, il fatto che a molte domande dei giornalisti presenti non siano state date le risposte chiare e definitive, penso a quella sull’integrazione adeguata dell’organico del corpo docente o a quella sulla didattica a distanza per gli alunni che si ritroveranno “quarantenati” mentre il resto della classe andrà avanti con le lezioni.

Come valutate il ricorso, sempre più frequente, all’istruzione parentale?

L’istruzione parentale ha ricevuto un notevole impulso proprio per l’incertezza delle misure previste, e perché, nonostante tutto ciò che si è detto, si è spinto molto a creare dei gruppi classe saturi. Siamo a conoscenza di classi di 24 ragazzi, con presenza di studenti anche a rischio di cui i dirigenti non hanno tenuto conto, ma che hanno portato alcune famiglie a temere il sovraffollamento. Io credo che la socializzazione per i bambini sia fondamentale come passaggio formativo, resta il fatto che questo tipo di opportunità viene utilizzato in un numero limitato di soggetti rispetto alla totalità degli studenti trentini, mentre sarebbe necessario elaborare qualche misura che preveda congedi e supporto alle famiglie nel caso di lockdown limitato soltanto alle scuole e non al mondo del lavoro.

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