Scuola: per Ceschi, Consiglio del Sistema Educativo, servono dialogo e chiarezza

Foto ANSA/SIR

A pochissimo dall’avvio del nuovo anno scolastico non si placa il confronto tra le parti sulle modalità di ripartenza di un settore tra i più delicati, che vede coinvolte le famiglie come le istituzioni, i genitori come i docenti e tutto il personale della scuola. Ambito di discussione è senza dubbio il Consiglio del Sistema Educativo provinciale, l’organo di partecipazione e di rappresentanza delle componenti della comunità scolastica, presieduto da Giovanni Ceschi, a cui abbiamo chiesto alcuni pareri sulla situazione.

Partiamo dal “patto di corresponsabilità”, presentato come uno strumento utile per coinvolgere tutte le parti nella gestione della situazione. Cosa pensa delle integrazioni fatte al documento?

È sicuramente molto importante in questa fase che ci sia una consapevolezza condivisa che ponga il rientrare in presenza come un obiettivo a mio avviso inderogabile, adottando tutte le misure di prudenza in sinergia scuola-famiglia per garantire la massima sicurezza possibile. È fondamentale quindi che anche le famiglie siano consapevoli dell’importanza di un continuo dialogo con la scuola e per questo trovo positivi questi patti di corresponsabilità.

Come valutate il percorso che ha portato alla riapertura degli istituti?

Come presidente del Consiglio del Sistema Educativo ho più volte evidenziato come sia mancato un dialogo costante con l’amministrazione e con l’assessorato, soprattutto  nella definizione delle misure per il rientro. Il protocollo per la ripartenza approvato a luglio, al di là dei due scenari opposti, che già conosciamo, di normalità o di nuovo lockdown, appare estremamente generico. Oltre ai due estremi infatti sono previsti due scenari intermedi, di cui però non si riesce a capire quali siano le soglie di ingresso. Se non abbiamo elementi stabiliti preventivamente e collegati a protocolli ben precisi per capire il passaggio da uno scenario all’altro, è evidente che tutto risulta affidato a una navigazione a vista e questo è il mio principale timore. Leggo sulla stampa che si cominciano a definire le procedure qualora si verificasse un caso di studente positivo al Covid, ma è da mesi che noi, come Consiglio del Sistema Educativo, chiediamo questa precisione. La definizione di diverse procedure non significa avere la sfera di cristallo, ma vuol dire farsi trovare pronti qualora si verificassero determinati scenari.

Cosa serve al mondo della scuola per ricominciare?

Credo che la strada da percorrere sia la ricerca della massima normalità possibile, ma avendo chiari i punti di riferimento, anche epidemiologici, per sapere come comportarsi nel caso la situazione possa cambiare. Giudico positivamente la buona volontà delle istituzione nella messa in campo di iniziative formali ma importanti come la dotazione di banchi che consentano il maggiore distanziamento possibile e i termoscanner, posto che si riesca a installarli in tempo e in tutte le scuole, ma sono azioni che devono sottostare ad una valutazione generale delle problematiche.

Da insegnante, che approccio si aspetta dalle famiglie degli studenti?

In questa grave situazione di emergenza c’è da rilevare la scoperta di una insospettabile coesione. Nonostante le difficoltà di un momento come questo, noi insegnanti siamo riusciti a dialogare con le famiglie finalmente consapevoli che siamo sulla stessa barca, anche se il rapporto a volte viene dipinto come antagonistico il funzionamento della scuola e il raggiungimento di certi obiettivi passa attraverso un’alleanza.

Quanto è mancata in questi mesi la scuola “in presenza”?

Credo che nessuno più degli insegnati si sia reso conto di quanto ci siamo persi nei mesi di didattica a distanza. Va chiarito che la DAD è stata utile per i mesi in cui non c’erano alternative, ma ora deve lasciare il posto alla presenza. È fondamentale riuscire a valutare se i livelli di rischio giustificano questo tipo di didattica, della quale non abbiamo ancora potuto valutare gli effetti sull’apprendimento. Non avendo ancora ritrovato gli studenti in presenza infatti non sappiamo ancora che cosa gli studenti abbiano portato via dalla didattica a distanza, da lunedì lo scopriremo.

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