I Frati lasciano Cles. Un “grazie” lungo 385 anni

Nel convento di Cles, nel 1984, fu fondata la comunità di accoglienza

Presenti in Valle già dal 1630, nel periodo della peste, in un momento difficile in cui la popolazione fece voto di erigere un convento, pur di non essere più afflitta da questo morbo, i Frati Francescani Minori lasciano Cles.

In tutti questi anni luogo di incontro e di accoglienza per gli abitanti della zona, dal 1984, il convento è sede di una comunità di accoglienza che si dedica alla coltivazione di piante e fiori cui fanno riferimento per gli acquisti gli abitanti delle Valli del Noce. L’azienda agricola denominata “I fiori del convento” è nata come comunità terapeutica e continuerà l’attività sotto la guida di un laico, Andrea Cattani.

“I frati di Cles fanno parte della grande famiglia francescana, ma appartengono a un ordine diverso: ‘Frati francescani minori’”, spiega padre Giorgio Silvestri, priore del Convento Santi Martiri Anauniesi, molto dispiaciuto per la chiusura del convento di Cles. “ Era una presenza molto attiva sul territorio, si può dire che erano il confessionale della Valle; molti fedeli facevano riferimento al convento di Cles, con cui abbiamo avuto modo di collaborare per varie attività. Domenica 6 settembre è stata celebrata l’ultima Messa in convento a Cles”.

Nel convento di Cles, nel 1984 il Guardiano Cesare Francescotti, padre Tiziano Donini, padre Modesto Comina, fra Fausto Giovannini, fra Prospero Pecoraro e fra Giuliano Birti fondarono la comunità di accoglienza, che ospita persone in difficoltà che seguono un percorso per rientrare in società e liberarsi da dipendenze come alcool, droga, gioco, ma anche chi ha problemi di solitudine e di malattia.

I 3 mila metri quadrati di frutteto del convento furono convertiti in vivaio per ortaggi, piante ornamentali ed erbe medicinali; fu costruita la prima serra e i tunnel per la coltivazione dei fiori. Un vecchio rustico venne adattato a deposito e laboratorio e in seguito fu costruito un punto vendita. Le celle dei frati furono adattate a ospitare coloro che affrontavano il cammino in comunità. Nei primi 30 anni di attività la Comunità ha ospitato 500 persone, per periodi variabili da qualche settimina fino a due anni. Il numero varia dai 10 ai 15. Attualmente la struttura ha 12 ospiti.

È un momento di sconforto per la valle e per i fedeli, ma la struttura di accoglienza e di recupero e l’azienda florovivaistica, è stata dotata prudenzialmente dai frati di un’amministrazione autonoma che consentirà di proseguire la loro vita anche senza la presenza fisica dei religiosi. Padre Aldo Pancheri, nativo di Cles, che aveva visto nascere la sua vocazione in questo convento: “Il convento chiude, i frati, fra Aldo, fra Pietro e fra Lucio, sono stati trasferiti a Trento e ad Arco, al Santuario della Madonna delle Grazie, a causa della grande crisi vocazionale che si fa sentire. Oltre al convento di Cles sarà chiuso anche quello di Cavalese. In valle c’è un grande rammarico per la nostra partenza, dopo una presenza costante di 385 anni. Fino a novembre la domenica garantiamo ancora due Messe alle 7.30 e alle 11, qualcuno di noi verrà a celebrare, poi solo una alle 11”.

La chiesa è dedicata a sant’Antonio di Padova, fu consacrata il 22 agosto 1649 dal vescovo Jesse Perchoffer, suffraganeo di Bressanone ed è al centro dell’antico rione clesiano di Spinazeda. A varie riprese, il convento fu ingrandito e migliorato; si costruirono camere per i chierici e la sala per il Terz’Ordine. Nel 1956 fu restaurata la chiesa; nel 1957 si inaugurò la “casa S. Francesco” per le attività pastorali e sociali e nel 1984 anche la casa d’accoglienza. In questi ultimi anni il convento era stato oggetto di vari interventi di risanamento.

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