Franco Ianeselli, eletto sindaco al primo turno, parla della “sua” Trento: “Solidali, non solitari”

Il sindaco Franco Ianeselli nella redazione di Vita Trentina. Foto (c) Gianni Zotta

Sindaco Ianeselli, qual è stato il complimento che più le ha fatto piacere?

“Quello di una ragazza trentina i cui genitori sono originari del Bangladesh che mi ha ricordato che anni fa ero stato a casa loro per delle difficoltà di carattere economico e abitativo che aveva la sua famiglia. Vedere dopo più di 10 anni che quella ragazza è diventata una candidata straordinaria mi ha ricordato come è bello stare in una città che qualcuno in campagna elettorale ha descritto allo sbando, ma che invece è una città che cresce, che evolve”.

Fin dalle prime ore ha portato con sé la sua famiglia, arricchita da un dono recente, arrivato durante il periodo del lockdown.

“Andrea è un raggio di sole dentro la tempesta, come dice la canzone di De Gregori. Abbiamo avuto la notizia del suo arrivo e neppure 24 ore dopo era con noi. Ma non vorrei esibire questo che è un fatto privato. Mi limito a dire che conosco la sofferenza di chi non può avere figli e ricordo che in campagna elettorale l’ex ministro della Famiglia, Fontana, aveva detto che il candidato della destra andava bene perché aveva tre figli: ma non si possono guardare le famiglie dal buco della serratura. Quello che come politici dobbiamo fare è mettere le famiglie nelle condizioni di sviluppare i propri progetti di vita, con i servizi, con i nidi, con un Comune attento e amico delle famiglie”.

Un passo indietro alla campagna elettorale. Lei ha parlato di “Trento città dell’incontro”. Ma questa campagna elettorale l’avete dovuta fare senza la possibilità dell’incontro.

“Abbiamo smesso di incontrarci dal vivo a causa del Covid. Durante il lockdown ho fatto una sorta di censimento di cosa facevano i nostri candidati, che, pur senza ancora la formalizzazione delle liste, avevano già dichiarato la loro disponibilità: molti sono diventati operatori volontari, erano tra quei 700 volontari che a Trento hanno aderito alla piattaforma ‘Trento si aiuta’ lanciata dagli studenti universitari”. Nell’interruzione forzata della campagna elettorale è stata la presa di consapevolezza di un tessuto forte, sano della città. Da sindaco mi prefiggo di sostenere questo patrimonio di associazioni, questo corpo intermedio, come si direbbe in sindacalese, che saranno fondamentali nei prossimi mesi, che saranno mesi difficili a causa della recessione. Dobbiamo fare tutto il possibile perché questa città resti, anzi, sia sempre di più una città di cittadini solidali e non solitari”.

Molti giovani si sono messi in gioco in questa tornata elettorale.

“Una delle scelte coraggiose che abbiamo fatto in campagna elettorale è stata quella di non annullare un incontro coi giovani in concomitanza con l’arrivo in città di Salvini. Qualcuno mi aveva consigliato di non farlo, temendo l’effetto piazza contro piazza. L’abbiamo confermato ed è stato un momento importante di confronto, non abbiamo relegato la questione giovani alla movida, che pure è un fattore che un sindaco deve tenere in conto: noi abbiamo proposto nel nostro programma la figura di un ‘sindaco della notte’ per contemperare le diverse esigenze di chi cerca il divertimento e dei residenti. Ma i giovani sono anche molto altro. Penso all’enorme valore delle manifestazioni per l’ambiente, ad esempio, che i giovani hanno promosso. I giovani fanno politica in queste forme, ma anche candidandosi. In alcuni casi con risultati notevoli e anche entrando in consiglio comunale. Qualche entusiasmo l’abbiamo suscitato”.

Il successo della sua coalizione è stato attribuito alla sua figura, ma anche all’amministrazione precedente.

“C’è stata un po’ di stanchezza, ci sono stati rimpasti di giunta, ma questo risultato rappresenta un’operazione verità: la precedente amministrazione non meritava il dileggio che le ha riservato una parte politica. Chi viene da fuori non ha difficoltà a riconoscere quanto sia bella Trento. Prima di descriverla al collasso, allo sbando, pensiamoci!”.

Cosa le piaceva dello stile del suo predecessore Alessandro Andreatta? E in cosa si differenzierà maggiormente?

“Il senso delle istituzioni, che in questi tempi di politica urlata è merce rara. In campagna elettorale ho percepito una richiesta di maggior velocità nelle decisioni. Si tratta di trovare un equilibrio tra il decidere in fretta, sbagliando, e il rinvio costante, in attesa della decisione migliore. La città chiede rapidità in alcune decisioni. Servirà una maggioranza coesa e un atteggiamento responsabile da parte dell’opposizione. Registro che Marcello Carli ha dichiarato un atteggiamento costruttivo, mentre Andrea Merler ha rivendicato la scelta dell’ostruzionismo in Aula. Starà a noi conquistare il consenso con progetti seri, senza dimenticarci di ascoltare le ragioni di chi la pensa diversamente. In politica le ragioni non stanno sempre solo da una parte”.

Franco Ianeselli al seggio. Foto Zotta
Franco Ianeselli al seggio. Foto (c) Gianni Zotta

Due incompiute della precedente amministrazione: l’interramento della ferrovia e la funivia del monte Bondone.

“La funivia del Bondone è più fattibile in tempi rapidi. L’interramento della ferrovia è la grande scelta prospettica della città, che confermiamo. Prima dell’interramento, che avrà tempi lunghi, noi abbiamo lavorato su uno studio di fattibilità per una tramvia nella parte nord della città, che è complementare all’interramento e rappresenta un’occasione di rigenerazione urbana”.

Tra le aree che attendono, l’ex Sloi. E ha acceso il dibattito e gli animi la discarica di Sardagna.

“Per quanto riguarda l’ex Sloi, bisogna avere l’autorevolezza per discutere della bonifica a livello nazionale. Quanto a Sardagna, occorre rapportarsi con la Provincia e con la proprietà della discarica”.

La mobilità della Trento di domani?

”Su tanti aspetti la città si è mossa, pensiamo al Muse, all’apertura di nidi, alla raccolta differenziata che ci pone ai vertici in Europa. Sulla mobilità siamo rimasti a metà del guado. Occorre essere radicali nelle scelte, non basta un po’ di verde in più. Si tratta di dare la priorità al trasporto pubblico e alle biciclette”.

Come vede i rapporti tra amministrazione e realtà ecclesiale?

“Trento ha fatto dell’esperienza religiosa non un motivo di divisione, ma una ragione di unità. E’ la città di Chiara Lubich. E’ una città plurale, dove c’è chi crede e chi non crede. Il compito dell’amministrazione è valorizzare e unire. Io non sono credente, ma invidio chi crede. Ciò detto, siamo in un contesto di pluralismo etico, di pluralismo religioso, di ricerca di punti di unione. La sussidiarietà per me è un valore”.

Come si porrà in ascolto e in dialogo con i cittadini?

”Questa è stata forse la prima campagna elettorale social nelle politica trentina. I social per un sindaco sono una possibilità di disintermediazione. Della campagna elettorale però ho anche l’esperienza bellissima dell’incontro faccia a faccia con i comitati”.

Parliamo di sport. Come vedrebbe una polisportiva che accorpi basket, pallavolo e calcio?

“Una domanda molto delicata. Penso che lo sport sia fondamentale a livello di base. Credo che l’integrazione in città la stiamo facendo sui campi di calcio, di basket. Abbiamo due eccellenze, il basket e il volley, un calcio in crescita. Il Comune non deve imporre, ma favorire. Non dimentichiamo che parliamo di realtà imprenditoriali verso le quali il Comune deve avere rispetto, eventualmente accompagnando lo sviluppo imprenditoriale”.

Ultima domanda, il mosaico di giunta? Una Giunta a 9 per “accontentare” tutti?

”Penso a sindaco più sette, giunta paritaria metà uomini e metà donne. Il risultato elettorale suggerisce un mix tra esperienza e novità. Sono positivo. Credo che il clima di entusiasmo lo terremo anche nella giunta. Ah, la prima la terremo in piazza”.

Metterà la cravatta?

“La metterò quando lo richiederà il protocollo. Da giovane sindacalista la mettevo, mi vestivo da vecchio. Poi, sapete com’è, quando uno comincia a invecchiare si veste un poi più giovanile…”.

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