Giro d’Italia, primo giro di boa

Il portoghese Almeida è maglia rosa dopo la prima settimana di Giro 2020. Foto Facebook Giro d’Italia

La prima settimana di Giro d’Italia è terminata. Nove tappe in cui la carovana rosa ha attraversato un ricco sud Italia, saziandosi di prelibatezze uniche e di paesaggi eccezionali. Dal punto di vista della gara però, la corsa ha confermato il trend degli ultimi anni: molto tatticismo e parecchio nervosismo.

Fin dalle prime frazioni il tema principale è stato, un po’ come ovunque, la “sicurezza sanitaria” dei corridori. Le due cadute che hanno portato al ritiro di due grandi della classifica generale (Lopez e Thomas) hanno aperto dibattiti e discussioni. Due casi da analizzare con differenti metri di giudizio, ma entrambe le situazioni sono figlie di disattenzione e sfortuna. Il terzo grande forfait è stato quello di Simon Yates, positivo al Covid-19. La vicenda del corridore della Mitchelton-Scott fa riflettere sul rischio a cui i ciclisti vanno incontro, nella speranza che l’organizzazione  del Giro prenda le massime precauzioni possibili, in vista dell’attraversamento, nelle prossime settimane, di regioni da bollino rosso.

Il secondo grande tema riguarda la qualità intrinseca della gara. Nella prima settimana l’organizzazione ha fornito pane per tutti i denti, dagli scalatori ai cronoman, ai velocisti, persino agli attaccanti da fughe. Sono mancati, o meglio mancano da un po’ di anni nel panorama ciclistico mondiale, quei gesti esplosivi da parte dei corridori che lottano per il titolo. Nel ciclismo di oggi i big si studiano, si punzecchiano sulle pagine dei giornali, fustigano le proprie squadre a velocità medie improponibili e bloccano la corsa fino a qualche rampa dalla fine o fino a che a crollare sono gli avversari. Il panorama dei campioni alla partenza del Giro 2020 non era così ricco, e con la dipartita di Lopez, Thomas e Yates non ci rimangono che pochi sparuti campionissimi, su cui tutti i bookmakers puntano per la vittoria finale. La concomitanza con altre gare altisonanti ha reso il Giro d’Italia meno importante, abbassando il livello dei partecipanti (basti solo pensare alla squadra della Jumbo Visma portata al Tour e quella al Giro). Un fatto che, se dal punto di vista prettamente sportivo rende il Giro più povero, dal punto di vista emotivo fa diventare ogni tappa quella giusta, regalando frizzantezza ed imprevedibilità ad una corsa in cui nuovi attori possono emergere.


L’organizzazione, che ha fatto il possibile per organizzare un giro accattivante, ha riservato una seconda settimana di apparente tranquillità. Apparente, perché ogni tappa nasconde le sue insidie, e nel weekend si torna a fare i conti con il tempo e gli arrivi in salita. La neve comincia a fioccare sui passi del Nord, l’ombra del Covid si aggira minacciosa, non resta quindi che augurare un grande in bocca al lupo a questo Giro e un arrivederci ai prossimi giorni.

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