Giro d’Italia, un ultimo giro di ruota: il pagellone

Il passaggio del Giro sul Bondone. Foto Zotta

Il Giro d’Italia è terminato ieri con la straordinaria vittoria di Tao Geoghegan Hart (voto dieci, perché vincere così non ha prezzo). Un Giro d’Italia  atipico, strano e sicuramente difficoltoso che comunque si merita un 7,5 in pagella. La motivazione? Innanzitutto a denti stretti ha resistito alla pandemia di Covid 19, arrivando più o meno sano e salvo sotto il duomo di Milano. L’abbraccio della corsa rosa, infatti, a tutta la popolazione italiana è arrivato forte e chiaro e inoltre la corsa fortunatamente si è ravvivata sul finale. Tuttavia i dettagli di sicurezza e previsioni (gli incidenti, la lungimiranza del correre ad oltre 2000 metri ad ottobre) potevano essere presi in migliore considerazione.

Il livello dei ciclisti in gara non era paragonabile a quello del Tour ne tanto meno a quello dell’attuale Vuelta, ma questo livellamento con corridori emergenti ha reso più imprevedibile l’esito della gara stessa. Forse sono mancati i veri attacchi in solitaria, ma almeno lo spettacolo non ne ha tanto risentito. I migliori complimenti vanno alla Ineos capace di essere come araba fenice che dalle ceneri di Thomas è risorta per trionfare (voto 10). Le delusioni più grandi arrivano da Nibali, ultimo faro del nostro ciclismo (voto 5, perché più di così non poteva di certo fare a 35 anni), e da Fuglsang che senza squadra si è ritrovato smarrito come un bimbo al centro commerciale (voto 5, perché si puntava sul danese vista la condizione pre gara, ma ha deluso le aspettative). Sagan (voto 7,5) è un rammarico più che una delusione. Ha combattuto in tutto e per tutto vincendo pure una tappa con un gran numero, ma davanti a Demare e la sua squadra (voto 10) non si può pretendere di più.

In conclusione, un ultimo (ma non meno importante) giro di ruota per dire  “grazie” a tutti i nostri lettori. In queste tre settimane abbiamo cercato di accompagnare la cronaca della corsa rosa con notizie e curiosità dei territori attraversati anche sul piano enogastronomico e delle tradizioni locali. Il ciclismo è anche questo un mezzo per conoscere meglio la nostra nazione, ed entrare a contatto con la nostra storia e cultura. Lo sport perfetto, insomma, e non solo perché sia una attività salutare all’aria aperta, ma perché riesce ad unire davvero tutti, sia campioni che amatori. In fondo lo Stelvio, lo Zoncolan, l’Angliru, il Mont Ventux, l’Izoard lo possono scalare tutti, basta respirare a fondo, spostare le mani sul manubrio e alzarsi sui pedali.

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