Ciclabile nel Bus de Vela: è ora di iniziare a pedalare

La forra del Bus de Vela: un tracciato da valorizzare

Incontrato il largo consenso della Circoscrizione del Bondone, l’idea di una ciclabile nel Bus de Vela si vorrebbe non rimanesse una mera suggestione. L’infrastruttura viaria è tornata puntualmente a far parlare di sé in procinto dell’ultima campagna elettorale per le amministrative.

A spanne, cinque o al massimo sei milioni di euro da accantonare per intraprendere un investimento realmente proiettato verso la tutela e la valorizzazione ambientale, anche perché è ormai fuori discussione che il potenziamento della rete di piste ciclabili funge da traino trasversale al settore turistico locale. Invaghito delle prospettive, il comune di Vallelaghi ha preso posizione per voce della maggioranza di governo appena insediata. La lista “Progetto Vallelaghi” che ha sbancato le urne al turno di ballottaggio di ottobre appoggia l’idea, venuta avanti negli ultimi anni, di una corsia riservata alle due ruote a pedali snodata tra il capoluogo e le porte di Cadine laddove si incanalano le acque del Vela che nel 1833 si portarono via con irruenza il tronco di strada ricavato nella forra.

I due comuni attigui si trovano coinvolti a pieno titolo nel processo decisorio al fianco della Provincia. Da Vezzano il neoeletto sindaco Lorenzo Miori incasella l’opera in termini strategici: “Sarebbe importante per la valorizzazione del nostro territorio così come il collegamento tra Cadine e Terlago e tra Vezzano e Padergnone, che andrebbero a risolvere il problema della frammentazione della percorrenza in bici”.

Ad oggi risulta coperto il tratto compreso tra Terlago e Vezzano via Vigolo Baselga, dunque non bastevole per poter pensare alla diffusione di forme di mobilità alternative alle quattro ruote motorizzate. Ci sarebbe un’intera vallata, che fa da ponte tra Trento e il Basso Sarca, pronta ad accogliere a braccia aperte i cicloturisti. L’infrastruttura viaria strenuamente caldeggiata dal gruppo culturale “La Regola” di Cadine rimane un punto irrisolto dell’offerta ciclabile in uscita dalla città, premesso che ad oggi la sola via di percorrenza ciclistica verso l’imbocco della Valle dei Laghi è lo scollinamento a Maso Camponcino, non proprio alla portata di quadricipiti qualunque.

Si aggiunga che pedalare significa, tra le altre cose, prestare attenzione a dettagli paesaggistici non sempre percepibili da dentro un abitacolo. Miori ne fa cenno, alludendo alla gola che la leggenda vuole sia stata miracolosamente aperta da San Vigilio, larga quanto basti per lo scorrere di acque spumeggianti insinuate tra ripide rupi: “Questo collegamento può anche ridare dignità a una storia importante fatta di edifici per lo sfruttamento del torrente e di fortificazioni belliche”. Si, perché lì correva la cintura fortificata esterna della città di Trento, presidiata dai soldati austroungarici”. Evidentemente l’idea di esaltare la storicità del sito amplificandone la visibilità non sarebbe poi così peregrina. C’è da sorridere, le acque sono smosse, ma è bene far scorta di cautela per non cadere nelle illusioni, visti i tentativi a vuoto di dare le mosse anche nel recente passato. Che sia questa la volta buona per cambiare la traiettoria? Chissà, il sentore è che ci sia parecchio da pedalare.

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