Pergine, l’antico distretto minerario si racconta online

Lo stemma della Confraternita dei minatori sull’edificio di via Garibaldi

Un tempo, quella che è oggi via Cesare Battisti si chiamava Contrada del Mercadel. Lì aveva luogo uno dei più importanti mercati di metalli, che nel Cinquecento permise lo sviluppo del borgo, e lavorava il giudice minerario di Pergine.

Questa è solo una delle storie che verranno raccontate venerdì 20 novembre alle 18 in un incontro su Zoom, “Storie svelate di miniere e minatori”, dai curatori del progetto “Memoria mineraria 2.0 – Fonti storiche per lo studio dell’antico distretto minerario di Pergine”. L’archivista e ricercatore Marco Stenico parlerà dei Canopi, Knappen in tedesco, i lavoratori dell’industria mineraria di Pergine, che venivano da Austria, Germania e Boemia per lavorare nelle miniere trentine. L’archeologa medievista Katia Lenzi approfondirà invece il rapporto tra la comunità locale e lo sfruttamento delle risorse boschive, mentre la direttrice dell’Ecomuseo dell’Argentario Lara Casagrande parlerà della lavorazione dei metalli nel distretto minerario di Pergine.

La Contrada del Mercadel, oggi via Cesare Battisti

Il progetto “Memoria mineraria 2.0” è stato avviato nel 2019 grazie a un bando della Fondazione Caritro. Riprende un’iniziativa precedente, “Memoria mineraria”, finanziata sempre dalla Caritro, che è partita nel 2017 e ha portato alla realizzazione di un database online in cui Marco Stenico e Giuliana Campestrin, archivista del Comune di Pergine, hanno raccolto oltre 470 documenti che testimoniano la storia mineraria di Pergine. Per “Memoria mineraria 2.0”, i ricercatori si prefiggono di approfondire lo studio del materiale trovato nell’archivio di Innsbruck, il Tiroler Landesarchiv.

“In Valsugana c’erano tanti forni metallurgici”, racconta Lara Casagrande. “Non solamente a Pergine, ma anche a Canezza, sull’altipiano del Calisio e a Fornace, come è emerso dalle fonti scritte trovate da Marco Stenico. Però – aggiunge – non abbiamo rinvenuto reperti archeologici: si trovano scorie e residui della lavorazione metallurgica ma non le strutture dei forni”. I resti sono stati identificati principalmente in tre posti: nella frazione “Slacche” di Civezzano, a San Lazzaro di Lavis e a Zivignago.

Per divulgare la storia mineraria di Pergine, i curatori del progetto hanno anche inventato il “mese dei Canopi”. Sulle pagine social dell’Ecomuseo dell’Argentario sono stati pubblicati alcuni video e alcune foto che raccontano la nascita della Confraternita dei Canopi, la vita della Contrada del Mercadel e le vicissitudini di tutti i personaggi che ruotavano attorno alla lavorazione del ferro.

Non resta che esplorare ulteriormente l’archivio di Innsbruck, dove sono conservati dei documenti del giudice minerario. “Nelle diverse epoche, la competenza sull’attività mineraria si è spostata”, spiega Casagrande. “Durante il Medioevo faceva capo a Trento e a Pergine, mentre con l’Impero austroungarico è stata trasferita a Innsbruck e successivamente, quand’è stato fondato il Regno d’Italia, a Roma”.

Una miniera medievale sul monte Calisio nella foto di Stefano Marighetti
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