A Natale (non) puoi: le limitazioni dell’ultimo Dpcm

I locali del centro addobbati per le feste. Foto © Gianni Zotta

Tra tutte le limitazioni contenute all’interno dell’ultimo Dpcm, quella che probabilmente ha fatto discutere più di tutte è l’istituzione del divieto di spostamento anche tra diversi comuni,
valida per le giornate del 25 e del 26 dicembre e del 1° di gennaio. Se dal 21 di dicembre all’Epifania il blocco riguarda gli spostamenti tra regioni, durante le festività di Natale, Santo Stefano
e Capodanno il limite si restringe al solo comune di residenza.

Benché siano chiare le ragioni del provvedimento, in un periodo decisamente delicato su cui pende sempre maggiore la minaccia della “terza ondata”, sono tante le voci, che da prospettive e con toni diversi, hanno evidenziato i limiti della decisione. Se per numerosi sindaci di piccoli comuni trentini queste regole sembrano pensate per le grandi città, le associazioni di categoria sottolineano i danni all’economia: “Blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni delle Feste mette ko le strutture agrituristiche, che sono principalmente situate in piccoli centri rurali”, afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi.

Le regole per le festività natalizie (fonte Sir)

“Non si tiene conto dei bisogni e delle specificità dei territori di montagna”, denunciano le Acli del Trentino. “Circoscrivere gli spostamenti è una misura razionale e necessaria, ma applicarla
con le stesse modalità nelle realtà metropolitane e nei piccoli comuni di montagna significa arrecare altri problemi a quelle fasce di cittadini, come gli anziani e le persone sole, che vivono già una
situazione di isolamento e difficoltà relazionale”, prosegue la nota delle Acli, che avanzano la proposta di “estendere le limitazioni al perimetro delle Comunità di valle”.

Il presidente della Provincia Fugatti, commentando il decreto in Consiglio provinciale, ha manifestato la speranza di “un’interpretazione meno rigida”: “Il Governo ha una posizione ferma per una ragione di tutela sanitaria che credo vada compresa. L’auspicio è che a fronte di una stabilizzazione del contagio, o magari di un calo, si possa rendere più soft questi divieti, che di certo non sono pensati per una zona montana come la nostra”.

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