Il Museo Diocesano per ora non riapre, ma si rinnova

Nonostante la “zona gialla” confermata per il Trentino, che dopo quella del Mart sta assistendo alla riapertura di gran parte dei suoi musei, il Museo Diocesano Tridentino ha deciso di prorogare la chiusura fino al 25 marzo 2021. Una scelta dettata da diversi fattori, primo fra tutti la volontà di rinnovarsi, migliorando il servizio offerto al pubblico, potenziare la sicurezza delle persone e delle collezioni e riorganizzare gli spazi riservati agli uffici.

In questo periodo di sospensione forzata infatti il Museo è diventato un cantiere: si sta procedendo alla sostituzione dell’obsoleto impianto di rilevazione fumi che garantisce la sicurezza delle persone e delle collezioni; nelle sale si lavora al riallestimento della pinacoteca, per offrire ai visitatori un museo in gran parte rinnovato; è in corso anche il trasloco di parte degli uffici, che troveranno spazio vicino alle aule didattiche. Spiega Domenica Primerano, direttrice del Museo: “Con grande sofferenza abbiamo dovuto constatare, inoltre, che al momento non saremmo in grado di garantire la sicurezza dei visitatori: per i primi tre mesi non potremo disporre delle persone assegnate al museo dal ‘Progettone’ in supporto ai nostri due custodi. La necessità di sanificare ripetutamente gli ambienti e tutto ciò che i visitatori toccano, in museo e nella basilica paleocristiana, implica la presenza di più persone, in aggiunta a chi presidia la biglietteria”.

I lavori di rinnovo non fermeranno però la programmazione delle future attività rivolte al pubblico: il personale è impegnato nell’organizzazione di tre nuove iniziative espositive e nel progetto di musealizzazione della cappella del Simonino, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, così come l’attività di ricerca: e le iniziative on line: dai webinar settimanali del martedì (gli incontri sono disponibili sul canale YouTube del Museo), l’attività didattica rivolta alle scuole, sia in modalità sincronica, sia in presenza (se richiesto), la comunicazione tramite i social, la produzione di podcast attraverso i quali raccontare le collezioni e tanto altro ancora. A partire da febbraio verranno organizzate anche iniziative ‘a porte chiuse’ riservate a piccoli gruppi di visitatori e agli abbonati.

“Dunque, il Museo è chiuso, ma non fermo” – conclude la direttrice – “Impiegheremo questi mesi per migliorare il servizio offerto al pubblico, nella certezza che prima o poi si possa tornare a una normalità più consapevole, più attenta ai valori di solidarietà e sostenibilità che rendono tale una società civile. La riapertura dei musei deve coincidere con la consapevolezza che la cultura ‘cura’. Per questo è necessario che essa riprenda quella posizione centrale che ha purtroppo perso, un ruolo essenziale soprattutto in questo tempo sospeso, pieno di incognite, che vede alternarsi speranza e incertezza”.

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