La solidarietà è marchiata a fuoco nella Costituzione

È impossibile mettersi il cuore in pace quando una persona muore di freddo, sola, in un edificio abbandonato, nel nostro Trentino. Come è accaduto a Maati, l’uomo di 57 anni originario del Marocco, il 22 gennaio, a Mori Stazione.

No, non si può stare in pace. Dobbiamo finirla con questa vergogna. L’arcivescovo Lauro Tisi, venerdì scorso, ha spalancato la chiesa di san Massimiliano Kolbe a Trento, nel rione di Centochiavi, alle persone senza dimora. Così si fa.

Meno prediche, meno documenti e più porte spalancate. Subito. In Trentino ci sono più edifici vuoti che abitati. Non si può morire fuori, al freddo, perché tutte le porte sono chiuse per tante persone senza dimora. È una colpa che grida vendetta al cospetto di Dio. Le porte spalancate della chiesa segnino un nuovo inizio. Di tante altre porte spalancate. Non porte metaforiche, ma porte fisiche. Il Vangelo impone concretezza. Il Samaritano si ferma, soccorre, tralascia gli impegni, porta nell’albergo la persona abbandonata.

Non passa oltre perché i doveri del ministero lo obbligano a dedicarsi ad altro, come fecero il sacerdote e il levita della parabola. Non c’è qualcosa d’altro che sia evangelicamente più urgente del soccorrere la persona abbandonata. La solidarietà è marchiata a fuoco nel Vangelo. Ma il Vangelo è vincolante per tutti i credenti, non solo per il Vescovo e i sacerdoti. Dobbiamo sentire tutti la vergogna e il tormento per quella morte. Per le persone in strada. E chiederci: io sto facendo abbastanza?

Ma la solidarietà è marchiata a fuoco anche nella Costituzione della Repubblica. Lo si dimentica troppo spesso. La Costituzione non è meno vincolante del Vangelo in fatto di solidarietà. Non può passare lo schema per cui le istituzioni pubbliche buttano in strada le persone, o ve le lasciano, e che ci pensino la Chiesa o i volontari e le loro associazioni, che per fortuna ci sono e si danno seriamente da fare.

La solidarietà è un dovere vincolante per le istituzioni, non un optional. E solidarietà verso tutti gli esseri umani, senza distinzione. Lo ribadisce in ogni occasione il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida ricordando l’articolo 2 della Costituzione che recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Doveri “inderogabili” vuol dire obbligatori, perentori, tassativi, che non si può far finta che non ci siano. Eppure le nostre istituzioni, statali e locali, hanno buttato in strade migliaia di persone con il cosiddetto decreto sicurezza del 2018.

Eppure il 29 dicembre scorso, in piena notte, alle 4 del mattino, la polizia ha cacciato dalla “residenza Fersina” (le ex caserme di Trento) 13 richiedenti asilo su mandato del Commissario del governo e col consenso della Provincia, e li ha buttati in strada. La colpa? Guadagnavano coi loro piccoli lavori più di 6 mila euro all’anno e non avevano più diritto a quell’alloggio. Buttati in strada di notte, al freddo gelido, nella neve, per questa “colpa”. Inaudito. È così che le istituzioni adempiono al dovere inderogabile di solidarietà che la Costituzione prescrive?

E poi. Provatevi a buttar fuori di casa alle 4 del mattino il vostro cane e abbandonarlo in strada. Vi puniscono con l’arresto fino a un anno e a una multa da 1.000 a 10.000 euro in base all’articolo 727 del codice penale. Gli esseri umani valgono meno dei cani?

dall’autore del blog itlodeo.info

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