A Bolognano di Arco un gruppo anti-spreco a chilometro… Busa!

La sede del RiCircolo in viale Stazione a Bolognano di Arco

L’obiettivo che sta alla base è ambizioso: sprecare meno, educare al consumo responsabile, rimettere in circolo anziché gettare via. La filosofia è semplice: quella del dono, del “Ciò che non serve più a me, potrebbe servire a qualcun altro. Gratuitamente”. Ecco su quali basi è nato il “RiCircolo”, iniziativa attivata lo scorso anno dal bisogno della comunità e sviluppata dall’associazione altogardesana Rotte Inverse APS, nata nel 2016 per sensibilizzare e riflettere su ambiente e consumo consapevole.

Il progetto RiCircolo era pronto per partire a marzo 2020, ma a causa del lockdown è stato lanciato come gruppo WhatsApp dedicato al riuso che ha presto raggiunto il limite massimo di iscritti, costringendo i promotori ad aprire anche un canale Telegram e il gruppo Facebook “RiCircolo gratuito a km Busa – fai girare ciò che non ti serve più”. Ad oggi, solamente quest’ultimo conta oltre 3.600 iscritti: persone che donano invece di buttare, cercano invece di comprare, scambiano invece di contrattare. E da ottobre 2020, nonostante l’emergenza Covid, RiCircolo ha anche una sede messa a disposizione dal Comune, presso lo stabile ex Poste di viale Stazione ad Arco, nella frazione di Bolognano. Uno spazio piccolo, dove i volontari ricevono e gestiscono solo colli piccoli (c’è anche una zona di “quarantena” degli oggetti, naturalmente), aperto al pubblico tre giorni a settimana (lunedì ore 9-11.30/16- 18.30, venerdì 16-18.30, e sabato 9-12). Una media di 15 visitatori al giorno rende il RiCircolo un punto di riferimento sul territorio.

Il RiCircolo viene dall’esigenza di tante famiglie, a seguito dell’esperienza del Baratto dei Giocattoli, una giornata di scambio di giochi usati che Rotte Inverse organizzava nel periodo natalizio. Non serve un’etichetta con il prezzo per dare valore. Il miglior modo di educare le persone al riuso è quello di mostrare il valore delle cose in sé, una volta tolte dalle confezioni di cellophane e cartone. “Poi tanti hanno iniziato a chiederci: ‘Perché questa iniziativa per i regali dei bambini non diventa costante? E magari anche allargata ad altre tipologie di oggetti?’”. ricorda il presidente di Rotte Inverse, Daniele Monetti. La domanda è arrivata dalle famiglie. “Non serve avere figli per realizzare quanto crescano i bisogni dei neonati insieme a loro, anno dopo anno, ma, da genitori, trovarsi a comprare capi di vestiario e accessori nuovi ogni 6 mesi è un’altra cosa”, continuano da Rotte Inverse. “Per chi si trova a lottare per la fine del mese è chiaro quanto possa incidere un passeggino e vestitini sì usati, ma ricevuti gratuitamente”.

Così l’associazione “studia” i modelli di “PerGnént”, centro di riuso di Vigolo Vattaro, e dell’Ecoimpronta di Ziano di Fiemme, realtà consolidate e perfino sostenute interamente dalle amministrazioni locali. Rotte Inverse elabora poi le proprie regole, il sistema “a punti”, per cui coloro che donano qualcosa guadagnano dei “punti” che potranno “spendere” nel prendere qualcos’altro, o renderli “sospesi” devolvendoli a chi ha bisogno. “Prima di comprare qualcosa di nuovo, prima di usare nuove risorse, le persone possono trarre vantaggio e apprezzare i giochi, i libri, i vestiti e gli accessori che altri hanno deciso di regalare” dice Maria Zasa, vicepresidente dell’associazione.

Due volontarie del RiCircolo

RiCircolo supporta il tessuto sociale: non solo grazie alle relazioni tra gli utenti, ma anche per un recente accordo con Trentino Solidale. La collaborazione ha lo scopo di mettere a disposizione dei “buoni punti” per persone bisognose che possono così accedere al RiCircolo senza per forza donare a loro volta.

A fine pandemia, RiCircolo vorrebbe diventare anche un centro di laboratori ed eventi di sensibilizzazione. Una funzione che in parte è già svolta in viale Stazione: “I bambini vengono con i genitori, portano qualche gioco che non usano più e ne scelgono uno ‘nuovo’ – continua la vicepresidente Zasa – ma è capitato anche che ne siano venuti di un po’ grandini da soli. Han chiesto come funziona e son rimasti davvero stupiti che fosse possibile prendere delle cose senza denaro. Li abbiamo invitati a scegliere qualcosa con i punti in sospeso ed è stato bello guardare che han scelto con cura. Come se le cose avessero davvero un valore per se stesse e non perché poi si dovevano pagare”.

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