Bruno Kessler, in bilico tra tradizione e modernità

Bruno Kessler visto da Giorgio Romagnoni

Era un uomo in bilico tra tradizione e modernità, come ha raccontato il giornalista Gianni Faustini in una biografia pubblicata dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.

Bruno Kessler nasce a Cogolo, in Val di Peio, il 17 febbraio del 1924. Si laurea in Giurisprudenza all’Università di Padova e, sin da giovane, entra nella Democrazia Cristiana. Tra il 1961 e il 1973, è presidente della Provincia di Trento. Oggi, venerdì 19 marzo, ricorrono i 30 anni dalla sua morte.

Di lui, l’amico Beniamino Andreatta, che ha conosciuto ai tempi dell’Università e con il quale ha condiviso l’impegno politico, ha detto: “Fu soprattutto un uomo di visione… Nasceva questa sua visione dalla sua provata esperienza di una difficile ascesa sociale. Figlio di un portatore alpino che lo lasciò orfano molto giovane, la casa di Vermiglio bruciata più volte, le difficoltà nel mantenersi agli studi, egli sentì sulla pelle la povertà del Trentino delle vallate. E l’idea del riscatto, della redenzione del Paese, l’idea di inserire il paese nel flusso dello sviluppo era anche storia personale, era quella meravigliosa unità in cui la storia collettiva di un popolo si unisce alla storia personale”.

Kessler, che sui quaderni scolastici si firma “Chessler”, versione italianizzata del cognome imposta dal fascismo, non ha alle spalle una famiglia ricca. La madre lavora nei campi di Terzolas, presso un convento di frati cappuccini, per permettere ai figli di studiare. È in quel periodo che Kessler entra in convento, che però lascia nel 1942, mentre il fratello diventerà frate con il nome di padre Angelico.

Il suo legame con la Val di Sole rimane ben saldo nel corso di tutta la sua vita, assieme alla passione per la caccia e per il gioco della morra. “Io non sono erede né di grandi antenati, né di grandi letterati, né di uomini di alta cultura – disse -. Sono figlio di umilissima gente. Mio padre era un operaio e la forza che pongo nelle mie impostazioni non mi deriva da risorse culturali molto fini e molto radicate nei miei antenati, ma dall’ambiente nel quale sono vissuto e al quale mi sento profondamente legato e dall’insegnamento che la gente modesta che mi stava e mi sta ancora intorno mi ha dato”.

Sono tanti gli incarichi che Bruno Kessler ha assunto nel corso della sua vita. Dirigente della Democrazia Cristiana sin dal 1945, è stato prima assessore alle Finanze della Provincia di Trento (dal 1956 al 1960) e poi presidente della stessa (dal 1961 al 1973). Dal 1976 al 1983 è stato deputato e, in seguito, senatore. Oltre ai numerosi incarichi politici, è stato anche presidente dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e dell’Istituto Trentino di Cultura, a cui, nel 2007, è subentrata la Fondazione Bruno Kessler (FBK). Tra i riconoscimenti che gli sono stati conferiti, ci sono anche il Sigillo della città di Trento (1984) e la nomina di Trentino dell’anno (1988).

A lui si deve la nascita della facoltà di Sociologia e dell’Università di Trento nel 1962, attorno alla quale riesce a creare un ampio consenso in Consiglio provinciale. Secondo Kessler, l’università di Trento doveva essere sin da subito “libera, laica e aconfessionale”. “…il fatto che la nostra Sociologia fosse unica in Italia – disse Kessler – ci garantiva un’attenzione nazionale e un’affluenza di studenti non trentini. Non era, insomma, il vecchio progetto della ‘forestale’ per i trentini che non potevano che studiare forestale. Nella nostra visione, quest’apertura all’esterno era un fermento positivo per la nostra realtà”.

Il ruolo della cultura e della ricerca, per Kessler, è sempre stato centrale, assieme alla difesa dell’autonomia trentina. L’ha sottolineato anche nell’ultima intervista, concessa nel 1991 all’allora direttore dell’Adige Paolo Pagliaro. Kessler muore a Trento il 19 marzo del 1991.

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