Sono ciliegio e melo le colture più colpite dalle gelate tardive

Sono il ciliegio ed il melo le colture più colpite dalle gelate tardive che hanno contraddistinto le ultime notti, caratterizzate da temperature molto basse mantenute per parecchie ore, aspetto che ha determinato un danno alle colture ancora maggiore, che saranno quantitativamente verificati nei prossimi giorni.

A spiegarlo sono i tecnici della Fondazione Edmund Mach, che fanno notare come il melo, nelle zone di fondovalle, ha raggiunto lo stadio fenologico di piena fioritura, molto sensibile alle basse temperature che determinano, nel caso di danno, la perdita irrimediabile del fiore o del frutticino appena formato. In collina ed in montagna lo stadio fenologico è quello da bottoni rosa-mazzetti divaricati fino a mazzetti affioranti in montagna, stadi che resistono a temperature di gelo inferiori.

Il ciliegio è una coltura estremamente sensibile alle gelate primaverili, sia nelle fasi precoci ma in particolar modo nel momento della fioritura: viste le temperature raggiunte (nelle zone altimetriche più elevate si sono registrati i -6 /-7°C), specialmente dove non è stata eseguita difesa attiva si osservano danni quantitativi abbastanza importanti.

Per quanto riguarda la vite invece, le valutazioni saranno fatte nei prossimi giorni, anche se i primi riscontri non sembrano così negativi come su altre colture.

La gelata così estesa e lunga degli ultimi giorni, ricorda infatti gli eventi gravi del 1997 e, più recentemente, del 2017 che causarono importanti danni alla produzione di mele. Da una prima analisi meteorologica risulta che la gelata della notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 aprile ha avuto temperature simili al 1997 ma con durata decisamente maggiore. Infatti le basse temperature del 17-18 aprile 1997 si sono mantenute per circa 8-9 ore mentre questa volta hanno raggiunto le 13 ore. La differenza è rappresentata dalla diversa fase fenologica che potrebbe in alcune zone tardive aver limitato i danni.

L’azionamento degli impianti a pioggia sovrachioma antibrina, ove presenti, può aver ridotto, ma non azzerato, la percentuale di danno. Infatti la situazione complessiva di temperature molto rigide e di bassa umidità relativa, oltre al numero di ore di gelo, hanno messo in crisi anche un sistema ampiamente collaudato come quello dell’irrigazione antibrina.

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