Undici domande sull’interramento della ferrovia. Il sindaco di Trento risponde agli ambientalisti

Nelle settimane scorse un gruppo di associazioni ambientaliste trentine, tra cui Ciclostile, Legambiente, Trentino Arcobaleno, WWF Trentino e Mountain Wilderness, hanno redatto un documento fortemente critico rispetto al progetto di interramento della ferrovia a Trento, contenente undici domande all’amministrazione comunale.

Richieste di chiarimento rispetto a una serie di aspetti del progetto che non convincevano del tutto i firmatari della lettera aperta, a cui oggi è arrivata la risposta, pubblicata sul sito del Comune di Trento.

Nel lungo documento, si ribadisce la strategicità dell’opera, che “rientra nella visione europea di modifica delle modalità di trasporto e accesso ai territori e di trasferimento del trasporto dalla gomma alla rotaia”, e si affrontano numerose questioni tecniche e progettuali, dalla stazione internazionale che, inizialmente prevista all’ex scalo Filzi, non sarà realizzata, agli aspetti idrogeologici riguardanti gli impatti su falde e fonti d’acqua. “Dalle analisi svolte sono state identificate 222 sorgenti presenti nell’area interessata dalle lavorazioni. I dati derivano dal Data Base del Servizio Geologico della PAT. Circa il 63% delle sorgenti mostra portate medie inferiori a 1 L/s e oltre il 90% inferiori a 5 L/s. Allo scopo di valutare la probabilità di interferenza con le sorgenti poste nell’area in esame, è stata utilizzata una metodologia basata sull’utilizzo dell’indice DHI (Drawdown Hazard Index), usato in diversi progetti di rilevanza nazionale. La valutazione del DHI (Dematteis et al., 2001) rappresenta un metodo finalizzato a stimare il possibile impatto sulle risorse idriche sotterranee indotto dallo scavo di un tunnel. Il metodo si basa su svariati fattori, relativi alle condizioni geologiche dell’area ed alla posizione della sorgente rispetto all’opera in progetto.  La maggior parte delle sorgenti analizzate ricade attualmente in classe di interferenza DHI da bassa a molto bassa”.

“Riguardo agli aspetti geologici della Marzola, anche in relazione alla paleo-frana – prosegue il documento -, va precisato che sono stati effettuati sondaggi profondi sia a Mattarello che a Povo finalizzati a studiare lo stato delle formazioni rocciose sotterranee per verificare le previsioni progettuali, individuare eventuali presenze di strutture geologiche fragili o la presenza di acque sotterranee diverse da quelle ipotizzate, sempre nell’ottica di valutazioni volte alla tutela ambientale e delle risorse idriche. Allo stato attuale non  vi sono dati in contrasto con le previsioni”.

Riguardo alla sorte dei materiali di scavo estratti dalla montagna inoltre, nelle risposte del Comune di Trento si dice che, dopo “una verifica da parte RFI in interlocuzione con i ompetenti uffici provinciali sulla disponibilità degli appositi siti provinciali per tali materiali che ha dato esito assolutamente positivo. Sono comunque ancora in corso valutazioni alternative mirate ad abbattere il più possibile le ricadute in termini di trasferimento dei materiali e di collocazione in aree compatibili con il coerente contenimento del trasporto su gomma”.

 

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