Dobbiamo costruire percorsi di amore

AMICIZIA SENZA CONFINI SPAZIO-TEMPORALI. Inizialmente, leggendo questa frase, avevo pensato di illustrare un gruppo di amici tra i quali c’era Gesù. Poi ho visto una piccola foto sulla mia mensola, scattata con una Polaroid a sviluppo istantaneo. È una foto che ritrae la mia bambina insieme ai suoi amici: tutti differenti, tutti con le proprie storie, diversi e uniti da un’amicizia profonda. Ho quindi pensato di ritrarre in uno scatto dei ragazzini con Gesù, immaginando una pila di fotografie di momenti spensierati vissuti con gli amici. Gesù è di un’altra epoca, potrebbe dire qualcuno. E Gesù risponde: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Piccola nota: nella “didascalia” della foto c’è un riferimento all’Europa, per la festa dell’Unione che si ricorda proprio oggi. Unione europea: chi l’ha sognata aveva nel cuore la pace. (illustrazione di Lorena Martinello)

DOMENICA 9 MAGGIO 2021 – SESTA DI PASQUA – ANNO B

At 10,25-27.34-35.44-48 1 Gv 4,7-10 Gv 15,9-17

Nel lungo discorso di addio, Gesù ricorda ai discepoli alcuni tratti essenziali, che dovranno tener presenti per rimanere fedeli nella loro testimonianza. Ciò che richiama la nostra attenzione è che Gesù parla loro di quello che a qualsiasi essere umano piace di più ascoltare. Si sofferma infatti sulle relazioni umane, in particolare sull’amore, la gioia, e l’amicizia. Racconta loro del Padre, che lo ama e che li ama, che si prende cura di loro e darà loro ciò che gli chiedono.Quindi non presenta un Dio indefinito, misterioso, lontano.

Ma c’è qualcosa di ancora più interessante: il criterio di Gesù è che le buone relazioni umane sono l’unico mezzo possibile perché siano buone le nostre relazioni con Dio. In fondo è ciò che si afferma nella seconda lettura di oggi: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio» (1 Gv 4,7). «Si ha l’impressione, sentendo Gesù, che l’umano e il divino siano così uniti, così mischiati, così fusi che non è possibile neanche pensare che abbiamo una buona relazione con Gesù o con il Padre, se le relazioni tra noi uomini non sono chiare, limpide, trasparenti» (J.M. Castillo).

Questo messaggio è una proposta e una sfida per i cristiani, con cui occorre fare i conti ogni giorno. Facile è però prenderlo a cuor leggero! Amare è prendersi cura di tutti, senza esclusioni. Ce lo insegna chiaramente l’apostolo Pietro che, come racconta la prima lettura di questa domenica, entrando nella casa di Cornelio, (centurione romano) esclama: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10,35). Infatti «Dio mi ha mostrato che non sui deve chiamare profano o impuro nessun uomo» (At 10,28). Eppure è possibile notare che trai i cristiani e persino nella pratica pastorale si ripropone talvolta l’esclusione, si tracciano perimetri di appartenenza e ci si sente padroni della fede. Proprio da quanto raccontano gli Atti degli apostoli diventa importante costruire percorsi di amore che non esclude, di ascolto senza prevenzione, di confronto senza scomuniche.

L’amore di Gesù ha uno stile inconfondibile. Sensibile alla sofferenza della gente, non passa mai al largo davanti a chi soffre, non classifica gli uomini a seconda della nazione dove sono nati, perché la terra è di Dio e l’uomo è creato a sua immagine. La sua domanda davanti a chi fa fatica a vivere è sempre: «Cosa vuoi che io faccia per te?» (cfr. Mc 10,51). In questo tempo di pandemia non è facile portare la croce di tanti ammalati, di tanti moribondi e dei loro cari. È certo più facile delirare su libertà che si immaginano conculcate, o volontà di governanti sadici il cui scopo sarebbe far morire tutti, magari perché insistono che è necessario vaccinarsi contro il Covid-19.

Il vaccino è un atto di amore! Noi dovremmo dedicarci a gesti di bontà: confortare chi è nel dolore, dedicare tempo a chi si sente solo, donare qualcosa di ciò che possediamo a chi è indigente. Sono questi i gesti di chi ama come Gesù! Sono probabilmente piccole cose che possono alleviare però le sofferenze delle persone e infondere gioia e speranza, una gioia che non si manifesta nell’euforia o nell’ottimismo ad ogni costo, ma è la stessa gioia di Gesù in noi: «Vi ho detto queste cose, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

E secondo voi?
Cosa vuol dire per me amare come Gesù?
Nelle nostre comunità ci sforziamo di costruire una mentalità di amore senza pregiudizi ed esclusioni?

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