La scelta di Sofia

Sofia Paolucci, novizia assieme alla madre, nel 2015

“La mia vocazione è simile ad un seme posto nel terreno, che il Signore ha custodito e fatto crescere”: si racconta così Sofia Paolucci, 31 anni, la cui famiglia vive a Serso di Pergine, che lo scorso 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, ha fatto la professione solenne divenendo monaca trappista nel convento di Vitorchiano, in provincia di Viterbo. Una scelta radicale, ovviamente, ma che è frutto, come racconta Sofia, di una maturazione e consapevolezza che l’ha accompagnata, a ben vedere, in tutta la sua giovane vita.

Siamo riusciti a metterci in contatto con Sofia via e-mail, rispettando ovviamente i tempi e le regole che la vita monastica impone. Ed è proprio lei a raccontare il suo percorso di fede che l’ha portata a Vitorchiano. Perché è la fede il perno cui ha sempre ruotato la vita di Sofia.

“Sono nata in una famiglia cattolica – racconta Sofia – che insieme al latte materno mi ha trasmesso la fede, come il dono più prezioso. La vita in famiglia è sempre stata scandita dalla preghiera, e la giornata non terminava senza la Messa, alla quale andavo insieme agli altri bambini del paese, perché prestavamo a turno il servizio di chierichetto. Naturalmente, prima e dopo la Messa, giocavamo a lungo insieme. Imparavo così che la fede non è qualcosa di relegato ad alcuni momenti della vita, ma la abbraccia tutta, senza lasciare fuori nulla”.

A fine agosto 2006 Sofia frequenta il quarto anno di superiori all’estero, a New York: un anno che lei definisce decisivo per la sua vocazione. “Nella compagnia di alcuni amici cattolici – dice Sofia – ho sperimentato la presenza viva di Cristo. Nel gustare la condivisione di tutta la vita, e nel vedere la pienezza di persone donate al Signore, consacrate o sposate, mi sono ritrovata a dire: ‘Signore, la vita con te è così piena e bella… prendila pure tutta!’. L’anno successivo, dopo l’esame di maturità, ho fatto un pellegrinaggio in Polonia, alla Madonna di Czestochowa. Lungo il cammino, ho intuito che l’unica via che rispondeva pienamente a tutti i miei desideri, anche se confusi e contraddittori, era la verginità consacrata”.

Sofia Paolucci nel giorno della professione solenne, lo scorso 25 marzo

Sofia prosegue gli studi, si iscrive all’Università a Milano dove si laurea nel 2011 in fisioterapia. Ma nonostante la vita pienamente attiva, come è quella di una giovane ragazza nel fiore dell’età, Sofia racconta che una domanda continuamente le si ripresentava davanti: “Più mi appassionavo al mio lavoro, più godevo del rapporto con gli amici e i pazienti, e più la domanda ‘È questo il mio posto?’ riemergeva e si faceva insistente. Nello stesso tempo nasceva, o forse è meglio dire che tornava, in me, l’idea della vita monastica”. Sofia confida che aveva un’idea distorta della vita in monastero, perché non la conosceva per come è realmente, celata dietro false idee e stereotipi.

Poi un giorno, tornando da un corso di fisioterapia in sella al suo motorino (un po’ come un moderno San Paolo in viaggio a cavallo, che cadendo capì e si convertì), arriva la scelta di Sofia: “Ho finalmente ceduto alla chiamata che Dio continuava a fare al mio cuore -racconta- ed è stata la pace! Scelsi Vitorchiano, per provvidenza divina: non lo conoscevo di persona, l’unica cosa che sapevo era che seguivano la Regola di San Benedetto, e, non so perché, questo mi sembrava adeguato a me. Ne avevo sentito parlare in alcune occasioni da amici e il loro nome, “Trappiste Vitorchiano”, era legato agli Inni che usavo a volte per pregare. Così, nel giugno 2013, venni a bussare alla porta di quella che ora è la mia casa”.

In quel momento Sofia poi si rese conto anche che l’immaginario della vita monastica che aveva, era molto lontano dalla realtà: “Pur nella sua eccezionalità, ho avuto la sensazione si trattasse di una vita ordinaria, della vita cristiana vissuta: l’alternarsi di preghiera, studio e lavoro, dentro una vita comunitaria. Certo, la levata delle 3.30, la preghiera corale, il silenzio, la meditazione della Parola di Dio, il lavoro dei campi… nulla di tutto questo mi era abituale, eppure tutto mi sembrava familiare”.

Il 9 marzo 2014 Sofia entra a Vitorchiano come postulante: sono gli anni della formazione e del noviziato che hanno portato alla professione solenne (“più un nuovo inizio che una fine”, precisa Sofia). Un nuovo inizio che ha visto la sua genesi proprio lo scorso 25 marzo. Una nuova vita, illuminata dalla fede.

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