A Nomi, “la Signora è sempre in ordine”

Umberto Battistotti si prende cura periodicamente della grande statua sul monte Corona.

Nomi è un paese tipicamente medioevale, uno dei più notevoli paesaggi del Trentino e l’angolo in cui ci si può immergere in quell’atmosfera è il “Palaz” ai piedi della rupe del castello. Palazzo vecchio è notevole residenza nobile e fortificata di assetto quattrocentesco con inserti rinascimentali. Ha porticato e loggiato, affreschi e torrette e corti. La torre cilindrica è famosa per essere stata il luogo dove durante la guerra rustica dei contadini del 1525 venne bruciato vivo il conte Pietro Busio Castelletti.

Dopo varie peripezie che videro “el Palaz” prima proprietà dei Castelbarco, poi nel 1499 dell’arciduca Massimiliano I d’Austria, nel 1657 Ferdinando Carlo arciduca d’Austria e conte del Tirolo vendette il castello e il contado di Nomi al nobile Signore Andrea Fedrigazzi per 70 mila fiorini d’oro. Nel 1838 infine i baroni Moll, eredi dei Fedrigazzi, rinunciarono alla giurisdizione e il tutto ritornò poi all’Austria.

A vegliare sul paese, sulla rupe sovrastante emergono i ruderi del castello del XII secolo, distrutto dai veneziani nel 1508. Ma in quel luogo nelle immediate vicinanze delle rupi di quel monte, chiamato Corona (forse non proprio a caso), nel 1958 la comunità ha collocato una grande statua monolitica della Madonna delle Grazie opera dello scultore vicentino Zanetti.

È alta 3 metri e pesa oltre 22 quintali. Il piedistallo di pietra che la ospita è alto 3,20 metri. L’asperità del luogo rese molto difficile il trasporto della statua. Ci sono voluti tanta buona volontà, due trattori e due ingegnosi argani manovrati da ben venticinque uomini.

La statua è visibile dalla valle anche grazie ad una mirata illuminazione notturna. Sul piedistallo una scritta recita: “Madre nostra, da Noi il male scaccia. Ogni favore ci ottieni”.

A prendersene cura, da anni, è Umberto Battistotti che periodicamente provvede, non senza rischi, alla sua pulizia e tinteggiatura, perché, dice, “la Signora” deve sempre essere in ordine! Quest’anno lo ha fatto anche perché la Madonna delle Grazie di Nomi aiuti la comunità e il mondo intero a uscire dal tunnel della pandemia. Armato di colore e pennello e di una lunga scala Umberto sale sul manufatto a sei metri di altezza e gli rifà il look. Aiutato dal figlio Rudy e dal fratello Fiorenzo. Ma Battistotti ci confida che è particolarmente legato alla Madonna delle Grazie perché a Lei aveva affidato la moglie Giuliana allorché fu colpita da una grave malattia. La sua preghiera fu esaudita. Finito l’ultimo tocco di pennello, dice pensieroso, che quello potrebbe essere l’ultimo vista la sua non giovane età, ma che si augura che la famiglia ne perpetui la missione. E a Nomi la storia continua con un occhio al rispetto delle tradizioni e conservazione dei segni del passato.

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