“Il Parco dello Stelvio ancora senza piani e regole”, la denuncia degli ambientalisti

Foto Facebook Parco Nazionale dello Stelvio – Trentino

“Troviamo ingiustificabile che il Parco Nazionale dello Stelvio non abbia ancora un Piano e un Regolamento definitivamente approvati”, denunciano le Associazioni ambientaliste riconosciute riunite nell’Osservatorio sul Parco Nazionale dello Stelvio (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Touring Club Italia, WWF), istituito nel 2016.

A 86 anni dall’istituzione del parco nazionale, a 6 anni dalla Intesa (dell’11/2/2015) tra lo Stato la Regione Lombardia e le due Province autonome di Trento e di Bolzano che ha sancito la nuova governance dell’area protetta e, infine, a 3 anni dall’avvio delle procedure partecipative nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica per la definizione degli strumenti fondamentali per la tutela e la valorizzazione dinamica del patrimonio naturalistico alpino per cui il PN dello Stelvio è stato istituito, le associazioni riunite nell’Osservatorio, sottolineano come in una situazione di radicale mutamento delle vocazioni dei territori montani dovuto ai cambiamenti climatici, se si tenesse davvero allo sviluppo sostenibile delle Alpi centrali si dovrebbe concludere al più presto questi passaggi per dare certezze ai comuni e alle popolazioni locali. “Non si possono riproporre modelli di intervento obsoleti e soprattutto avallare i tentativi di chi, anche con la scusa delle Olimpiadi invernali 2026, vuole bypassare o eludere le normative comunitarie e nazionali a tutela della natura“, continuano gli ambientalisti, rivolgendosi in particolare al Ministero della Transizione Ecologica, alla Regione Lombardia e alle due Province autonome di Trento e Bolzano.

In assenza degli strumenti indispensabili per procedere ad una gestione concorde, dinamica e sostenibile del territorio dell’area protetta, l’Osservatorio delle Associazioni ricorda al ministero, alla Regione e alle due Province autonome che vale quanto stabilito sia dalle norme nazionali (legge quadro sulle aree protette e decreto ministeriale sui criteri minimi di tutela della Rete Natura 2000) sia dalle direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli” e, quindi, i divieti e le tutele vigenti su scala nazionale ed europea. L’Osservatorio trova paradossale che proprio le amministrazioni territoriali che avrebbero tutto l’interesse ad uscire da una situazione vincolistica non siano state ancora in grado perfezionare le loro proposte.

Il rischio – sottolineano ancora le associazioni -, è che nell’area buffer dell’area protetta o dei siti della rete Natura 2000 possano essere realizzati quegli interventi che alcuni operatori economici (in particolare del comparto sciistico) stanno richiedendo nell’ambito della procedura di VAS in corso sul PTCP della Provincia di Sondrio o quelli previsti nei cosiddetti “progetti di indirizzo” proposti dalla Regione Lombardia (da realizzarsi a Cancano, Stelvio, Valfurva, Valli Camune) o dalla Provincia di Bolzano (ampliamento del carosello sciistico di Solda). Nel contempo, si registrano anche richieste per realizzare nuove infrastrutture stradali e ferroviarie, per aumentare il volume degli edifici sparsi, per costruire ex novo impianti per lo sci e, addirittura, già effettuare interventi minori (asfaltatura di strade, posa di condotte, ecc.), già in corso, ma che comunque incidono anche in aree tutelate di pregio.

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