Movida a Trento, la sindaca della notte Giulia Casonato: “Svuotare il centro non è la soluzione”

Giulia Casonato nella foto di Gianni Zotta ©

Non sarà certo semplice far convergere l’idea di “vivibilità urbana e socialità notturna” degli studenti, degli esercenti e dei residenti di piazza Santa Maria Maddalena, a Trento. Il compito di mediazione spetta alla “sindaca della notte” Giulia Casonato, 24enne consigliera comunale di Futura, nipote dell’ex presidente della Provincia di Trento Giorgio Grigolli, che ha ricevuto questa delega da parte del sindaco di Trento Franco Ianeselli solo poche settimane fa. 

Il sindaco della notte è una figura nata ad Amsterdam nel 2012, che ha poi preso piede in altre città europee. In Italia, si tratta invece di un terreno ancora inesplorato, che vede la città di Trento come pioniera. Le prime perplessità sono arrivate da parte dei residenti di piazza Santa Maria Maddalena, dove si concentra la movida giovanile trentina, e che in una nota scrivono: “Noi del comitato pensiamo che la sindaca della notte in questo caso serva a ben poco dal momento che non siamo nei Paesi Bassi, dove la vita è completamente diversa da qui”. 

Casonato, come risponderebbe a queste parole?

Posso comprendere la frustrazione dei residenti. Però, al tempo stesso, è vero che abbiamo iniziato questo percorso dicendo che serve tempo per cambiare le cose. Proponendo questo tipo di ruolo l’amministrazione comunale ha voluto far capire che servono delle figure nuove per gestire i problemi di socialità di Trento, che abbiamo sempre avuto, al di là della pandemia, che pure ha influito anche su questo aspetto. In alcuni spazi pubblici di Trento la socialità manca, mentre in altri è poco gestita. Bisogna prendersi cura di questi aspetti mettendoli tutti assieme. 

Come sindaca della notte, si occupa anche di ordine pubblico?

Sono due cose distinte. Non mi occupo di ordine pubblico: non ho le competenze né la delega per farlo. È chiaro però che ultimamente vediamo un avvicinamento delle due cose. I fenomeni di aggregazione serale e le problematiche di ordine pubblico sono collegate, per cui per forza di cose sento anche alcuni ragionamenti sull’ordine pubblico. 

Si può veramente definire “movida” la socialità notturna di Trento?

Non saprei. Questo termine ha assunto nel tempo una connotazione negativa. Da una parte c’è chi dice che la movida è qualcosa di pericoloso, scatenato e selvaggio. Dall’altra c’è chi afferma che definire movida il semplice ritrovarsi a bere una birra sia un insulto alla vera movida. Sicuramente non abbiamo ancora trovato un altro termine per definire questo fenomeno e sicuramente bisogna lavorare su una visione diversa di socialità. Penso che sia compito dell’ente pubblico quello di coinvolgere le varie parti – privati, cittadini ed enti del terzo settore – nel portare avanti questa visione. Creare una comunità accogliente anche di giorno può facilitare una modalità di intrattenimento serale più serena, perché, imparando a conoscersi, i residenti riescono forse a tollerare di più la socialità notturna, mentre gli studenti, se si sentono accolti, diventano più rispettosi degli spazi pubblici. 

Cosa è emerso dai primi incontri?

Per ora abbiamo incontrato le singole parti. Il tavolo non è ancora partito, perché avrà un carattere a lungo termine, quindi bisogna strutturarlo bene. Da parte dei residenti è emersa chiaramente la richiesta di intervenire maggiormente. Su questo fronte, però, si è già fatto molto: al di là dell’ordinanza con la quale è stata vietata la consumazione di bevande tra le 22.30 e le 5, c’erano già le forze dell’ordine che controllavano la zona e a breve arriveranno dei bagni. Gli esercenti chiedono di poter esercitare il loro ruolo e che possano essere sanzionati anche i comportamenti dei singoli individui. Gli studenti, che ho incontrato sia formalmente – con la Consulta – sia informalmente, hanno espresso la volontà di avere a disposizione luoghi in cui trovarsi. È importante il loro ruolo, perché possono cambiare il modo di stare assieme e avere una sorta di “controllo” sui loro coetanei. 

Si è parlato anche di spostare la socialità dal centro storico. Può essere una soluzione?

È un gran tema, secondo me. Bisogna tenere in considerazione che la presenza di persone in certi luoghi e in certi orari aumenta la sicurezza di quegli stessi luoghi. Non penso quindi che la soluzione sia svuotare il centro, anche per ragioni economiche: gli esercenti che sono lì, chiaramente, hanno bisogno di clienti. Al tempo stesso, è vero che ci sono delle dinamiche di aggregazione legittime che però non possono avere luogo in centro. Proprio in questi giorni stiamo lavorando per creare delle occasioni di incontro in altre zone, come ad esempio i parchi. L’obiettivo non è solo quello di “spostare i giovani”, ma anche quello di coinvolgere le zone più periferiche della città. 

Come risponderete agli studenti che sostengono che Trento non sia una città universitaria?

Ho parlato con Paola Paccani, coordinatrice dell’Unione degli Universitari di Trento (Udu), e ho trovato voglia di collaborare. Penso che ci sia anche una grande frustrazione, che nasce dal fatto che ognuno ha un suo ruolo, chi istituzionale, chi invece di espressione di quella che è l’esigenza delle persone che rappresenta, in maniera forse più forte e meno moderata. La frustrazione è legittima; bisogna però capire cosa ognuno può fare. Ci sono delle azioni che può portare avanti il Comune. Tante altre cose, però, vanno fatte assieme. Penso anche che il Comune stia portando avanti tante azioni, tra cui “Trento aperta”. Credo che alla fine di quest’estate non si potrà dire che il Comune non si occupa dei giovani. È chiaro che se la percezione è che manchi ancora qualcosa bisogna lavorarci; però non è tutto bianco o nero.

Quali sono invece i temi che in questo momento sta portando all’attenzione in Consiglio comunale?

Ci sono due grandissimi temi che mi stanno a cuore. Uno è quello delle politiche abitative, l’altro è quello delle pari opportunità: dopo alcuni mesi di lavoro, abbiamo proposto la creazione del bilancio di genere. È un ordine del giorno che abbiamo presentato e che dev’essere votato la settimana prossima. Chiediamo di far partire un percorso con l’Università di Trento, perché segua la creazione di un bilancio che permetta di osservare l’effetto che determinate politiche hanno sul genere.

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