Caso Pedri, Benetollo, direttore Apss, pronto alle dimissioni

Una delle immagini di Sara Pedri rilanciate da “Chi l’ha visto?”

Il direttore generale dell’Azienda Provinciale per i Servizi sanitari della Provincia Autonoma di Trento, Pier Paolo Benetollo, ha comunicato l’intenzione di dimettersi. Lo ha comunicato il Presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, intervenendo, su sollecitazione della stampa, sul “caso Pedri“. “Un atto di grande correttezza e serietà che apprezziamo”, ha commentato Fugatti, che la giunta provinciale si è riservata di valutare.

“Siamo assolutamente favorevoli all’intervento di una commissione ministeriale alla quale l’Azienda provinciale per i servizi sanitari – e ovviamente anche la Provincia autonoma di Trento, attraverso il Dipartimento alla salute – assicurerà la massima collaborazione”, ha aggiunto Fugatti, chiarendo che la decisione del dottor Benetollo è legata ad un passaggio relativo al rinnovo di alcuni incarichi, tra cui quello di direttore dell’Unità operativa presso la quale lavorava la ginecologa Sara Pedri, scomparsa ormai quattro mesi fa in valle di Non.” Una situazione di cui l’Assessorato alla salute e la Giunta non erano stati messi a conoscenza prima della giornata di ieri”.

“Le dimissioni del direttore generale dell’ Azienda Sanitaria, Pier Paolo Benetollo, determinate  dalla grave situazione che si è venuta a creare nell’ Unita  Operativa del Reparto di Ginecologia dell’ Ospedale Santa Chiara di Trento, gettano se possibile ancora più nello sconcerto i cittadini che stanno seguendo con apprensione la triste vicenda”, commenta Lucia Coppola, consigliera provinciale Gruppo Misto/Europa verde e portavoce dei Verdi del Trentino. “Si auspica che la Commissione Interna faccia il proprio lavoro con la dovuta obiettività e indipendenza, che l’ Ordine dei Medici tuteli l’ onorabilità e la professionalità di coloro che possono aver  subito  vessazioni. Che la Commissione Ministeriale venga messa nelle condizioni di lavorare facendo luce su tutto. Che si proceda con trasparenza e coraggio.  Che nessuno più, in un reparto ospedaliero, debba essere umiliato e  soffrire mentre compie un servizio di così grande responsabilità e valore, in un clima di intimidazioni e omertà“, conclude.

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