25 luglio, i perché dei nonni nel messaggio di Francesco

Papa Francesco con una nonna e un nipote. Foto Sir

Io sono con te tutti i giorni sono le parole che da Vescovo di Roma e da anziano come te vorrei rivolgerti in occasione di questa prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: tutta la Chiesa ti è vicina – diciamo meglio, ci è vicina –: si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!”. Così papa Francesco ha lanciato il 22 giugno con un videomessaggio la Prima Giornata Mondiale da lui istituita il 31 gennaio scorso.

Il Papa celebrerà la Messa il 25 luglio alle 10 con i nonni e gli anziani della sua diocesi. Così ogni diocesi ed ogni parrocchia potrebbe dedicare una delle Messe domenicali a questo tema invitando al dialogo fra le generazioni. Nel suo messaggio allo stesso tempo affettuoso ed esigente verso i nonni e gli anziani, il Papa si rivolge loro con la chiamata ad “una vocazione rinnovata in un momento cruciale della storia”. Francesco invita anche a riconoscere la fedeltà del Signore raccontata nei Vangeli, pregata nei salmi, incontrata dai profeti, il Signore che ci invia messaggeri e chiama operai nella sua vigna “ad ogni ora del giorno”.

Francesco scrive di aver ricevuto “la chiamata a diventare vescovo di Roma” quando aveva raggiunto, “per così dire, l’età della pensione” e già immaginava “di non poter più fare molto di nuovo”. Ma “il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai”.

Francesco introduce così il secondo tema del suo messaggio, dopo quello dell’angelo consolatore. Riguarda la vocazione di nonni e anziani: quella di “custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli”. E sottolinea che l’annuncio del Vangelo non ha date di scadenza: “non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti”.

Si deve realizzare una nuova costruzione con tre pilastri “che tu, meglio di altri, puoi aiutare a collocare”: i sogni, la memoria e la preghiera. “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”, ha promesso il profeta Gioele. Chi se non i giovani, si domanda il Papa, possono “prendere i sogni degli anziani e portarli avanti?”. Ma per questo gli anziani devono continuare a fare “sogni di giustizia, di pace, di solidarietà”.

“È necessario – chiarisce Francesco – che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova”. E qui entra in gioco il secondo pilastro, la memoria: da quella dolorosa della guerra i giovani possono imparare il valore della pace. Quella di chi ha dovuto emigrare “può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente”. “Ma senza la memoria non si può costruire; senza delle fondamenta tu mai costruirai una casa. Mai. E le fondamenta della vita sono la memoria”

Per la preghiera, il Pontefice argentino cita il predecessore, Benedetto XVI, “santo anziano che continua a pregare e a lavorare per la Chiesa”, che nel 2012 ha sottolineato: “La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti”.

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