A Vezzano. “Il volontariato coinvolge”

Il gruppo di ragazze e ragazzi che hanno partecipato al campeggio a Roma

Vezzano. È un gruppo molto affiatato e capace di coinvolgere ragazzi e ragazze dalla terza media alla quinta superiore, soprattutto in occasione dei campeggi estivi di volontariato che organizza da qualche anno. La sede dell’Associazione Noi Valle dei Laghi Aps è a Lasino, ma incontriamo Daniele Mattedi, presidente dell’associazione, Mara Lever, membro del direttivo e animatrice, Desiree Bertè e Sofia Rebellato, 15 e 16 anni, e il parroco don Paolo Devigili, nelle sale della canonica di Vezzano. L’associazione, infatti, come ci spiega Daniele Mattedi, si propone di abbracciare tutta la Valle dei Laghi, “da Terlago, il primo paese venendo da Trento, a Vigo Cavedine, raggiungendo anche Pietramurata”. E provenivano da tutta la valle i trenta ragazzi e ragazze che, tra l’1 e il 5 agosto, hanno partecipato a un viaggio a Roma, un campeggio di volontariato organizzato dagli animatori per rilanciare la proposta di animazione. Una tre giorni che ha visto i giovani impegnati in attività di volontariato alla Caritas, alla Comunità Sant’Egidio e alla casa di accoglienza delle Suore della Provvidenza.

“Prima di partire, abbiamo passato una giornata in Seminario dove abbiamo organizzato dei giochi per conoscerci meglio”, spiega Mara Lever. Durante questo momento di preparazione, i giovani partecipanti hanno approfondito, divisi in tre gruppi, la conoscenza di tre punti turistici di Roma: Piazza di Spagna, il Pantheon e i fori romani. Durante i tre giorni pieni passati nella capitale, ogni gruppo ha potuto così poi “improvvisarsi” guida turistica, spiegando ai compagni di viaggio la storia e l’architettura dei tre monumenti. Se il pomeriggio era dedicato al volontariato, lo spazio della mattina, infatti, era riservato alla visita della città. “Ho passato dei momenti molto piacevoli”, racconta Sofia Rebellato, che si è aggiunta al gruppo dell’associazione Noi Valle dei Laghi proprio durante il campeggio a Roma. “Non conoscevo nessuno a parte Desiree, ma posso dire che mi sono sentita subito accolta: questo è un gruppo che include facilmente anche i nuovi arrivati. Dopo il viaggio a Roma, per me sono diventati quasi una seconda famiglia”.

Per il gruppo, ora, è arrivato il momento di pensare a come ripartire. Il campeggio estivo è stato un primo passo – ben riuscito – per chiamare a raccolta i giovani, dal momento che dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria gli incontri del gruppo erano saltati. “Durante il primo lockdown abbiamo organizzato qualche riunione online, ma non ha funzionato”, spiega Daniele. “Ci siamo rincontrati un paio di volte nell’estate del 2020, ma poi, una volta arrivato l’inverno, abbiamo dovuto smettere di trovarci”. “Nel momento in cui si intravvedevano degli spiragli – aggiunge don Paolo Devigili -, in cui dicevano che ci saremmo potuti rincontrare in presenza, fissavamo una data che puntualmente saltava, perché tutto chiudeva di nuovo”. Anche le nuove potenzialità offerte dall’online hanno presto mostrato i loro punti deboli. “Non potendoci trovare, per noi animatori era difficile pensare ad attività che catturassero l’attenzione dei ragazzi”, spiega Mara. “Non avevamo molte idee, e la loro risposta a quei pochi incontri online non è stata molto incoraggiante”.

Il Covid-19, che ha sconvolto la vita degli oratori, e dei luoghi di incontro più in generale, ha toccato da vicino anche i ragazzi. “Ci siamo accorti che, nonostante la pandemia non li avesse colpiti dal punto di vista sanitario, sicuramente ciò che abbiamo attraversato ha accentuato il loro bisogno di socialità e alcune fragilità che già avevano”, commenta don Paolo Devigili. Gli animatori lo hanno riscontrato soprattutto nei ragazzi di terza media, che hanno partecipato al campeggio a Roma assieme ai ragazzi delle superiori. “Di solito, nonostante la differenza di età, il nostro gruppo è abbastanza omogeneo”, spiega Mara. “Quest’anno però c’era tanta differenza tra chi ha sedici anni e chi ne ha quattordici. Me ne sono accorta perché seguivo il gruppo dei più piccoli. I ragazzi delle medie non hanno avuto la possibilità di fare i viaggi d’istruzione con la scuola: dopo due anni di Covid-19, questa era la prima gita fuori porta di lunga durata che facevano. Li ho visti un po’ spaesati”.

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