A Povo e Mesiano due panchine rosse dell’Università contro la violenza sulle donne

Le panchine rosse di Povo e Mesiano. Foto Cattani Faggion

L’Università di Trento rafforza il suo impegno contro la violenza sulle donne. Ieri, mercoledì 1 dicembre, sono state inaugurate due panchine rosse speciali all’interno del progetto “Fuori dall’ombra”, promosso dall’Università con il supporto dell’Ufficio Equità e Diversità, sotto il coordinamento scientifico della professoressa Giovanna Massari.

Gli autori dell’opera sono Benedetta Aliprandi e Matteo Omili, che con il loro progetto “Nuovi orizzonti di pensiero” si sono aggiudicati il primo premio tra i sette gruppi di studenti e studentesse del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e Meccanica coinvolti nel progetto. L’opera è stata poi realizzata dalla falegnameria della cooperativa sociale di solidarietà “Il Gabbiano” con i materiali messi a disposizione da Luce e Design Srl.

Le loro panchine sono “speciali” perché composte da forme geometriche significative. Quella di Mesiano è caratterizzata da un triangolo, un cerchio e un taglio, mentre quella di Povo da un quadrato, un cerchio e un taglio. “La volontà – scrivono Aliprandi e Omili – risiede nell’utilizzare le forme elementari e pure per veicolare il messaggio: innanzitutto, la scelta di realizzare un basamento che nasce dallo studio del contesto, quest’ultimo rappresentativo della società; il cerchio, che simboleggia unione ed inclusione; infine, il taglio, che rappresenta la violenza del fenomeno, si impone prepotentemente e si riversa indistintamente non solo sulla vittima, ma anche sulla società e su ciò che circonda ciascuno. Infine, la scelta di posizionare un fascio di luce rossa all’interno del taglio, a simboleggiare la presenza dell’assenza della donna vittima di femminicidio”.

L’inaugurazione delle panchine di Aliprandi e Omilli. Foto: Cattani Faggion

Resterà aperta nei prossimi giorni alla Bum (Biblioteca Universitaria di Mesiano) la mostra “Fuori dall’ombra – Panchinerosse”, che raccoglie tutti i progetti presentati dagli studenti dell’Università di Trento. Il secondo premio è andato al progetto “Through: from oppression to freedom” di Emma Battistin, Laura Palazzi, Angelica Pedrotti, Erica Poli e Alessandro Maso, mentre i progetti “Zapatos rojos” e “Ad ogni voce una battaglia vinta” di Alessandra Motzo, e Sofia Perin hanno ricevuto una particolare menzione. Gli altri progetti presentati – “Nessuno prenderà il tuo posto” di Andrea Amistadi e Alberto Rossi, “Un nome per tutte” di Elisa Brunelli, e Giulia Zantedeschi e “Non restiamo a guardare” di Ginevra Casellato, Andrea Gaspari, e Davide Scoz – hanno comunque ricevuto una valutazione positiva dalla commissione esaminatrice.

Gli autori della panchina, Aliprandi e Omilli, assieme al rettore Flavio Deflorian

Questa è solo una tra le iniziative portate avanti dall’Università di Trento negli ultimi anni per sensibilizzare sulla violenza contro le donne. “Tra le azioni più significative – ha ricordato la prorettrice alle politiche di equità e diversità Barbara Poggio – l’approvazione del primo Regolamento di Ateneo per la tutela della dignità della persona e per la prevenzione e il contrasto del mobbing, dello straining (lo stress psicofisico indotto sul luogo di lavoro), delle molestie, delle molestie sessuali e delle discriminazioni. Prosegue il presidio della Consigliera di fiducia rivolto a tutta la comunità accademica per raccogliere e gestire segnalazioni di casi di mobbing, straining, molestie e discriminazioni che possano avvenire all’interno dell’Università di Trento. Sono state promosse attività di ricerca e di approfondimento scientifico sul tema della violenza di genere, delle sue cause e delle strategie di intervento con interventi estesi anche alla comunità trentina per collaborare nelle azioni di prevenzione della violenza sul territorio”.

 

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