Ha proclamato uno sciopero di tre giorni fino al 30 dicembre, con blocco del ricevimento merci e degli straordinari a partire dal 2 gennaio 2022, l’assemblea dei dipendenti Sait del magazzino riunita in mattinata, che ha respinto all’unanimità l’annunciato piano di esternalizzazione del magazzino stesso, mediante la forma dell’appalto alla cooperativa Movitrento, avente come finalità l’abbattimento dei costi e il tornaconto economico.
“Respingiamo al mittente qualsiasi processo di impoverimento dei lavoratori” , affermano Paola Bassetti, di Filcams Cgil del Trentino, Lamberto Avanzo e Gabriele Goller di Fisascat Cisl del Trentino e Walter Largher e Vassilios Bassios della Uiltucs Uil del Trentino Alto Adige, “le esternalizzazioni comportano perdite di diritti e di salario. Ma qui non sono solo in gioco diritti e salario, si tratta della dignità dei magazzinieri. Il sentimento emerso dall’assemblea è di tradimento dovuto al grande attaccamento che hanno i dipendenti nei confronti di Sait stesso”.
“Siamo uomini Sait. Ci sentiamo pugnalati alle spalle“, hanno ripetuto i magazzinieri, che hanno dato mandato alle Organizzazioni Sindacali di rifiutare qualsiasi trattativa che abbia come obbiettivo l’azzeramento dei lavoratori diretti che oggi sono un’ottantina.
L’appalto prevedrebbe il passaggio alla cooperativa Movitrento, la perdita dell’integrativo aziendale (116 euro parte fissa e parte variabile), il diritto alla mensa, l’articolo 18. “L’appalto rappresenta un salto nel buio che non garantisce i lavoratori, dal momento che nel privato non esistono le residue tutele che esistono negli appalti pubblici, “continuano i sindacalisti, “pertanto ci opponiamo con forza all’ennesimo attacco ai lavoratori. Bisogna arginare una volta per tutte i processi di esternalizzazione e impoverimento, questa è la bussola che orienterà le nostre azioni per le settimane a venire”, concludono i sindacalisti, ricordando la frase del presidente Dalpalù, quando appena rieletto aveva assicurato che non si sarebbero mai più ripetute situazioni di tensione come quelle vissute durante la procedura di licenziamento collettivo del 2017.
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