Prolungata l’apertura del “Giro della Via Lattea”, in mostra alle Gallerie di Piedicastello

Sarà prolungata fino al 6 febbraio 2022 l’apertura della mostra “Giro della Via Lattea”, inaugurata a Trento alle Gallerie di Piedicastello nell’ottobre scorso. Il percorso espositivo – curato da Emanuela Renzetti e Rodolfo Taiani e realizzato con l’adesione e il patrocinio di numerose istituzioni pubbliche e private – offre molteplici suggestioni sull’evoluzione e la trasformazione nel tempo di interpretazioni e atteggiamenti culturali nei confronti dell’allattamento ma anche del latte quale alimento indispensabile alla sopravvivenza nella prima infanzia.

L’universo del latte oscilla tra la fisicità di stereotipi che ogni cultura tramanda e il mistero che ammanta questa secrezione esclusivamente femminile. Quasi ogni religione ha sacralizzato la maternità, l’iconografia cattolica ha diffuso il culto delle madonne e dei santi del latte, mentre modelli altri sono stati proposti da un’iconografia ‹laica› attraverso la produzione artistico-letteraria e una comunicazione sempre più invasiva e pervasiva.

La sopravvivenza del neonato legata alla disponibilità di latte ha ispirato nei secoli svariate iniziative tra le quali la nascita di istituzioni caritative per la cura dei trovatelli. A queste, nel tempo, si sono sostituiti enti per l’assistenza all’infanzia che hanno ereditato l’esperienza – e i capitali – dei predecessori; si è trattato di lasciti di civiltà che hanno trasferito nelle scienze per la cura del bambino – la pediatria e la puericultura – il fine statutario di nutrimento come primo accudimento.

Un percorso evolutivo che ha interessato innanzitutto la cultura occidentale coinvolta nel macrofenomeno dell’industrializzazione, in cui la figura multipla della donna (madre) lavoratrice non poteva ottemperare anche al ruolo di nutrice; a questo mutamento economico e sociale la tradizione di cura nei tanti brefotrofi europei ha dato un contributo fondamentale attraverso il trasferimento di saperi esperienziali ai primi ‹asili nido› per i figli delle operaie. Ma per molti lattanti che non potevano essere accolti in queste istituzioni restava solo la soluzione dell’allattamento mercenario nel domicilio della balia, oppure la nutrizione con surrogati di vario tipo: di qui la diffusione di biberon, tiralatte e latte artificiale già noti ma di difficile diffusione prima della loro produzione industriale per i costi proibitivi. L’apertura alla globalizzazione ha indotto il superamento di tanti stereotipi culturali sulle prime età di vita ma non di tutti. Alcuni di questi, generano ancora una profonda incomprensione: ad esempio l’allattamento dei cuccioli di animali presso talune popolazioni incontaminate, o la mentalità di taluni industriali per i quali la “donna madre” esula dalla sfera lavorativa.

Quaranta caselle e altrettanti temi riassunti in semplici lemmi (Dea Madre, miti, archetipi, modelli, balie, ausili, cuccioli e via dicendo) danno forma al “Giro della Via Lattea“; una sorta di gioco dell’oca in cui le varie tappe possono essere percorse in successione o affidandosi all’imprevedibilità dei dadi, quale rappresentazione allegorica dell’incertezza che, ieri come oggi, ha contrassegnato e contrassegna la vita dei neonati.

«La mostra – affermano i curatori – ha sicuramente un intento ambizioso: quello di dar conto in uno spazio relativamente ristretto di millenni di storia. Ne è nata una proposta inevitabilmente densa e articolata, ma che crediamo possa, proprio per questo, offrire a un vasto pubblico ampi spunti di interesse tanto diversi quanto insospettati».

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