“Sono rimasto ad Auschwitz”, la testimonianza di Bartnikowski, giornalista e scrittore, per Living Memory

L’incontro con Bogdan Bartnikowski, sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau

Una testimonianza a viva voce, quella di Bogdan Bartnikowski, giornalista e scrittore sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau che ha raccontato come, a 12 anni, quando vedeva il fumo uscire dalle ciminiere gli saliva la paura di fare quella stessa fine. “Questo – ha detto – non si dimentica”.

Ieri, mercoledì 19 gennaio, Bartnikowski ha raccontato la sua storia a una sessantina di scuole trentine, a cui se ne sono aggiunte altre da Puglia e Piemonte, per un totale di 4500 studenti.

“Per me e per tutti i miei coetanei di allora non è possibile dimenticare”, ha affermato il giornalista e scrittore in collegamento con il Teatro Sociale di Trento. L’incontro è stato il primo appuntamento di “Living Memory”; erano presenti anche il direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, e il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti.

Bartnikowski ha spiegato come sia impossibile dimenticare “soprattutto il momento dell’imprigionamento, il fatto di essere cacciati via da casa, l’essere privati della cura dei genitori, della vita che avevamo: questo ci ha sicuramente segnato per tutta la vita. I ricordi di quei giorni – ha aggiunto – sono vivi e ritornano, nei sogni, negli incubi, ma anche nella vita quotidiana, basta un’associazione di pensiero, una parola sentita per caso”.

Il giornalista e scrittore ha ricordato le parole di un’amica di prigionia, che ha detto: “Di Auschwitz ci libereremo solo nel momento della morte, lo porteremo con noi per tutta la vita”. “Questo – ha aggiunto – è vero anche per me: anche io ‘sono rimasto’ ad Auschwitz“.

Era il 10 agosto del 1944 e, nel vagone di un treno merci che da Varsavia portava ad Auschwitz, c’era anche Bartnikowski tra i prigionieri polacchi sottratti alle loro case, famiglie e vite per essere portati verso la morte e la prigionia. Bogdan, oggi novantenne, era adolescente. “In quel treno – ha detto – eravamo già schiavi“.

“Siamo gli ultimi testimoni della storia – continua Bartnikowski – e dobbiamo ricordare. Avevo 12 anni, vedevo il fumo uscire dalle ciminiere e temevo di finire anche io lì: questo non si dimentica. Tanti mi chiedono come siamo sopravvissuti, come abbiamo potuto mantenere la forza d’animo per non cedere: abbiamo mantenuto sempre la speranza di poter uscire dal campo”.

Nonostante le vessazioni, le botte e la disumanità, la speranza di poter rivedere i propri cari ha prevalso su tutto. Bartnikowski ha raccontato la sua storia in modo toccante, crudo e poetico al tempo stesso, in molti libri, tra cui “Un’infanzia dietro al filo spinato”. Ha parlato anche della separazione della madre, che ha riabbracciato solo dopo qualche mese dall’arrivo a Birkenau.

“Crediamo che leggendo e imparando la storia questa automaticamente si trasformi in un patrimonio di atteggiamenti, comportamenti e funzioni – ha detto Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico del Trentino – più storia conosci, più consapevolezza hai del passato, più riesci a vivere il presente in modo appropriato. In realtà è necessario cercare nuovi strumenti affinché il rapporto tra storia e memoria si traduca in una crescita di cittadinanza e in un vocabolario capace di rinnovare la partecipazione e l’impegno: abbiamo tutti bisogno, soprattutto in questo nostro tempo, di ricercare le ragioni del bene comune e di come far pesare la volontà collettiva. Queste iniziative ci aiutano a trarre dalla storia forme e motivazioni per l’impegno. E’ questa l’arma segreta di Living Memory: rigenerare il modo di essere cittadini, avere un rapporto solido e critico con la storia, che cambia a seconda dello sguardo che le dedichiamo”.

Ha preso parola anche il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti. “Dobbiamo avere la coscienza dell’importanza di queste testimonianze”, ha detto, aggiungendo che: “Con iniziative come questa vogliamo ringraziare e rappresentare coloro che ancora oggi portano il loro ricordo dei campi di concentramento. Ho visitato personalmente Auschwitz nel 2019 assieme a tanti giovani trentini in un percorso della memoria e so quanto sia difficile ricordare, ma è necessario farlo”.

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