Là dove fermano i trenini. La passione per i plastici di Sergio Tomasini

Inverno dopo inverno, il meccanico in pensione ha realizzato diversi plastici, tra cui quello della stazione di Cles

Ha coltivato questa passione sin da quando era piccolo, per poi accantonarla per un periodo e riprenderla non appena ha avuto tempo e risorse economiche. “Da ragazzi si va sotto come i gatti – spiega Sergio Tomasini di Cles, classe 1944, appassionato di modellini di treni le cui opere sono finite anche sulla rivista mensile “I treni” – quindi, quando avevo quindici, sedici anni aiutavo un signore a fare i collegamenti per i suoi plastici. Non si tratta solo di una passione per i modellini, ma anche di un interesse culturale verso il mondo dei treni”.

Non appena arrivava il bel tempo, in estate, Sergio Tomasini andava a visitare le ferrovie storiche per imparare il loro funzionamento e replicarle. “Ho visto tracciati che oggi non ci sono più perché sono stati demoliti negli anni Sessanta. Tracciati come la ferrovia delle Dolomiti, quella della Val Gardena e quella della Val di Fiemme”. Nel frattempo, già da ragazzo Sergio Tomasini lavorava in officina. “Cominciavo a prendere qualche lira, con cui compravo un carro, una locomotiva e poi via via tutto l’occorrente per imbastire un modellino”.

La passione di Sergio ha avuto un periodo di stop, quando ha dovuto affrontare la spesa dell’officina di via Trento, che ha gestito per anni, ma è poi ripresa. “Ho ricostruito la stazione di Cles in scala 1:87 com’era il giorno della sua inaugurazione, nel 1909 – racconta -, grazie a una foto che avevo in casa. Ed è sempre grazie a un’immagine conservata in un cassetto che ho avuto la possibilità di replicare anche lo stabilimento industriale dove si producevano mattoni e tegole, completo di trasporti. Una volta, infatti, non si usavano i muletti, ma dei carri piccoli che venivano portati in giro per lo stabilimento per spostare le tegole dai forni agli essiccatoi”. L’input è stato dato da una ricorrenza: nel 2015, quando Sergio Tomasini ha costruito il plastico, erano passati cinquant’anni dalla chiusura dello stabilimento.

I modellini dei treni non sono completamente “fatti a mano”. “Per costruirli ci vorrebbero anni – commenta Sergio – molto di più del tempo che ci dedico per passione e soprattutto d’inverno, quando il tempo è brutto, si sta in casa e con molta pazienza ci si dedica a questi lavoretti”. Il modellino della Trento-Malè “versione 1909” è stato però realizzato interamente da Sergio Tomasini con l’aiuto di un amico, perché chiaramente non si trovava in commercio. “Era il 2009, anno in cui ricorreva il centenario della Trento-Malè”, ricorda Sergio. “Per l’occasione, ho anche donato alcuni modellini al Museo di Innsbruck, che stava organizzando una mostra. Oggi al Museo dovrebbero esserci ancora due motrici e sei carrozze della ‘mia’ Trento-Malè”.

Gli altri modellini, tra cui quello comparso sulla rivista “I treni” del mese di febbraio, si comprano. “Per quelli realizzo ponti, gallerie e strade – spiega Sergio – mentre la base è fatta con il legname di un abete schiantato che avevo tagliato quando avevo una ventina d’anni. Ricordo che, dopo il taglio, lo avevo portato a casa con il trattore e il mio vicino di casa mi aveva detto che era un peccato usarlo per fare legna. Allora l’ha tagliato e ha creato un tavolame che mi ha regalato e che ho usato come sostegno per i miei plastici”.

Il lavoro per fare un plastico non finisce mai, è un continuo aggiungere pezzi. “Si continua a ingrandire, inverno dopo inverno – spiega Sergio Tomasini -, ovviamente se si riesce e se c’è lo spazio. Quest’ultimo modello, uscito su ‘I treni’, era di 2 metri per 3 e nel tempo, a forza di allungarlo, è diventato di 8 metri”.

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