Padre Remo Villa, “un uomo del popolo e con il popolo”: il ricordo del vescovo Lauro

Padre Remo Villa nella sua missione in Tanzania. Foto © Gianni Zotta

”Ci sono uomini, ci sono donne, che si pensano guide degli altri e che si pensano sopra gli altri. Ci sono vescovi, preti che si rapportano al popolo di Dio con questo atteggiamento di superiorità: ebbene padre Remo non apparteneva a questi uomini, era un uomo innanzitutto del popolo e con il popolo e mai in contrapposizione al popolo”. L’arcivescovo Lauro Tisi, ha voluto ricordare con queste parole il missionario padre Remo Villa, morto il 20 febbraio a 71 anni per malaria all’ospedale di Itigi in Tanzania, il Paese africano nel quale lavorava da 38 anni.

Il vescovo di Trento ha celebrato la Messa di suffragio domenica 27 febbraio a Mori, con la “sua” comunità, alla quale padre Remo aveva chiesto appoggio negli anni: dopo aver sostenuto i primi progetti negli anni Novanta, proprio in paese era nata l’Associazione KuSaidia ONLUS, ancora oggi molto attiva.

“Un uomo lo si conosce da come parla, le sue parole rivelano il cuore”, ha detto il vescovo Lauro citando la prima lettura. “A tutti voi cari moriani, consegno il parlare di padre Remo, quel volto sorridente che parlava pacato senza alzare la voce, portiamocelo nel cuore e come ha fatto lui, proviamo a fare anche noi: non solo come ricordo, ma come viatico perché diventi la vostra vita. E credo che il più bel regalo da fare a padre Remo in questo momento, uomini e donne che rifuggono al bramare del possedere e scoprono la bellezza del donare, perché tutto ciò che è donato è posseduto”, ha detto mons. Lauro ricordando la “bonomia, l’arguzia, il sorriso, l’atteggiamento gentile e mite, rasserenante che non metteva ansia del missionario padre Remo che aveva come pace del suo cuore la scoperta di quel Dio che è tenerezza, misericordia, perdono perché è un Dio pacificato dall’amore: e allora credo che sia giunto il momento per la nostra Chiesa – ha aggiunto l’arcivescovo – proprio davanti alla sua testimonianza, di pulire le immagini di Dio malate e di tornare ad abbracciare quel Gesù di Nazareth che è la nostra pace, che è la nostra vita”.

Il Vescovo ha ringraziato tutta la comunità moriana e le autorità presenti, augurando di continuare ad essere una comunità attiva e a produrre frutti di missione: assieme ai familiari, fra i quali anche don Ernesto Villa e altri sette fratelli, hanno voluto partecipare al ricordo di padre Remo anche don Gianni, parroco di Ponte Arche e per tanti anni in missione, il collaboratore don Erminio, don Ezio, e i padri della Consolata che hanno accompagnato e sostenuto la missione di padre Remo e anche don Cosma e il giovane parroco di Mori don Nicola.

Padre Remo Villa, vero e proprio “vulcano di progetti”, come lo hanno definito gli amici moriani di KuSaidia poco dopo aver ricevuto la notizia della sua morte, era stato impegnato in questi anni nella realizzazione di case di cura e scuole, ma anche progetti di formazione e avviamento al lavoro. Missionario della Consolata, classe 1951, padre Remo era arrivato in Tanzania all’inizio degli anni Ottanta. Negli anni scorsi ad Iringa (qui si sono svolti giovedì scorso i funerali e qui, nel cuore della Tanzania, è stato sepolto secondo il suo desiderio, accanto agli altri missionari della Consolata) aveva avviato anche una fattoria con duecento capi di bestiame. Tra le tante realizzazioni infatti, padre Remo stava pensando a un piccolo collegio per i ragazzi della scuola elementare della missione, evitando così le lunghe trasferte dai villaggi lontani: un desiderio fra i tanti che ha avuto e realizzato e che, grazie al grande sostegno sempre ricevuto, potrà essere realizzato anche dopo la sua morte.

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