L’arcivescovo Lauro incontra le categorie degli operatori sanitari. Diversi i motivi di disagio

L’ospedale Santa Chiara di Trento

“Ho raccolto tra gli operatori del nostro sistema sanitario la preoccupazione per la carenza di prospettive sicure, il timore per il rischio di un’aziendalizzazione della sanità pubblica e l’allarme per il forte aumento di persone affette da varie forme di disagio psichico con l’aumento del numero di suicidi: sono segnali troppo importanti che anche la nostra Chiesa non può assolutamente trascurare e di cui vogliamo farci voce”. Così l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi commenta il suo recente incontro (online) con i rappresentanti delle categorie sanitarie trentine, promosso dall’Area testimonianza della Diocesi a ridosso della Giornata mondiale del malato (11 febbraio).

L’incontro ha visto monsignor Tisi dialogare con Marco Ioppi, Presidente dell’Ordine di medici e odontoiatri, Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, Davide Cappelletti, vicepresidente dell’Ordine dei farmacisti, Serena Migno, presidente dell’Ordine delle ostetriche, Monica Fontanari presidente dell’Ordine dei tecnici di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, Roberta Bommassar, presidente dell’Ordine degli psicologi, Giuseppe Pallante, membro del Consiglio direttivo dell’Ordine dei medici veterinari e Angela Rosignoli, presidente dell’Ordine regionale degli assistenti sociali. Ne è emerso un confronto aperto e franco su quale sia lo stato della sanità da punti di osservazione privilegiati e complementari, per aiutare la Chiesa trentina a migliorare il proprio servizio su tre versanti: interloquire in modo proficuo con professionisti e operatori sanitari e sociali; offrire una testimonianza più autentica di vicinanza a pazienti, familiari e ai sanitari stessi; consegnare elementi concreti di riflessione all’intera comunità.

“Ho potuto incontrare – commenta ancora l’Arcivescovo – un patrimonio enorme di umanità: da chi è in corsia a chi è più dietro le quinte della nostra sanità emergono passione e competenza, insieme alla consapevolezza che la professione è una missione ma affiora – nota don Lauro – anche un grande carico psicologico che spesso diventa fatica, disagio e produce inevitabile scoraggiamento”.

A seguito dell’incontro con monsignor Tisi, gli interlocutori del mondo della salute hanno consegnato all’Arcivescovo questa nota che riportiamo integralmente.

“Innanzitutto, si vuole evidenziare un enorme punto di forza dei professionisti ed operatori sanitari e sociali a tutti i livelli: soprattutto nel periodo più duro del primo lockdown, nella primavera del 2020, molti medici, infermieri e altri professionisti sanitari hanno saputo accompagnare alla morte centinaia di pazienti, trasformando la loro professione in una missione umanitaria di altissimo livello. La convinzione è che questa splendida testimonianza di umanità non sia stata ancora valorizzata e riconosciuta per quel che è realmente e che andrebbe quindi ripresa e indicata all’opinione pubblica come patrimonio di indiscutibile valore. Lo stesso dicasi per il supporto materiale e soprattutto psicologico, morale fornito da tutti i professionisti sanitari, sul territorio, tanto negli ambulatori quanto nelle farmacie, che hanno continuato ad operare sul campo, mettendo a rischio la loro stessa salute, senza lasciare sola la popolazione, specialmente quella più fragile ed indifesa.
Inoltre, si rileva e si rilancia con forza la grave preoccupazione dovuta alla constatazione di un livello motivazionale molto basso tra medici, infermieri e gli altri professionisti sanitari e sociali in genere: la grande fatica a cui queste donne e questi uomini sono sottoposti da lungo tempo, a scapito della loro vita privata e familiare, e la scarsissima attenzione con cui le loro istanze vengono prese in considerazione inducono troppi di loro anche a cambiare professione. Il risultato di questa perdita di entusiasmo rischia di ripercuotersi sulla vita di tutti i cittadini, dal momento che, se non si interverrà con determinazione e con chiare scelte di sostegno, di riconoscimento e di promozione, a farne le spese sarà la salute pubblica: semplicemente perché non sarà più possibile seguire adeguatamente tutti i pazienti, né nelle strutture, né nelle abitazioni private. Anche le RSA, che hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane, vanno urgentemente ripensate, affinché possano ritrovare quella dimensione umana e familiare che rischiano di aver perso, soprattutto lì dove queste strutture sono decisamente troppo grandi. È altamente preoccupante la crescita esponenziale di persone che manifestano disturbi anche forti di natura psichica, riscontrata a tutti i livelli della nostra società; la frequenza con cui ricorre l’esperienza della solitudine e della paura ad essa legata è allarmante, e una delle conseguenze più tragiche è il drammatico aumento del numero di suicidi o di tentativi di suicidio. Occorre che la popolazione sia al corrente di ciò che succede realmente nelle corsie degli ospedali, negli ambulatori, nelle strutture cliniche, nelle residenze per anziani e sul territorio. Occorre diffondere ancor di più la conoscenza delle realtà quali le associazioni, i punti di ascolto a disposizione di coloro che sono in difficoltà. Occorre fare rete tra i professionisti sanitari e sociali per intercettare rapidamente ed efficacemente le situazioni a “rischio”. Occorre ripensare l’apporto del volontariato, insostituibile ma non più replicabile nelle modalità antecedenti la pandemia. Un patto tra i cittadini, le istituzioni, i professionisti sanitari e sociali, la Chiesa, il mondo della scuola, le amministrazioni locali, affinché sia garantito il diritto alla salute, fisica e psicologica che, come danno da pensare molti segnali, è oggi pericolosamente messo in crisi. Una crisi che nasce da lontano, ma che necessita di una risposta attiva che faccia da collante e che svolga un ruolo propulsivo. Un impegno quanto più aperto e condiviso, fuori da schemi precostituiti, in grado di coinvolgere quante più categorie e soggetti nell’affrontare le nuove sfide della società contemporanea”.

La nota è sottoscritta dai presidenti provinciali dei rispettivi ordini:
Ordine delle Professioni Infermieristiche – Dott. Daniel Pedrotti. Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri – Dott. Marco Ioppi . Ordine dei Farmacisti – Dott.ssa Tiziana Dal Lago. Ordine della Professione di Ostetrica – Ost. Serena Migno. Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione – Dott.ssa Monica Fontanari.
Ordine degli Psicologi – Dott.ssa Roberta Bommassar.
Ordine dei Medici veterinari – Dott. Marco Ghedina. Ordine degli Assistenti Sociali della Regione – Dott.ssa Angela Rosignoli.

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