Opinioni divergenti in Commissione sull’impianto di termossidazione dei rifiuti a Pergine

Tema caldo della Terza commissione del Consiglio provinciale di oggi, mercoledì 23 marzo, la petizione contro l’impianto sperimentale di termossidazione dei rifiuti a Pergine, su cui si sono espressi, con pareri divergenti, i Medici per l’ambiente, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e l’Appa, l’Agenzia per l’ambiente.

Il primo a parlare è stato il dottor Paolo Bortolotti di Medici per l’ ambiente, anche coordinatore Commissione ambiente Ordine dei medici e membro dell’Uffico di presidenza dell’Isde – Medici per l’ambiente Italia, il quale ha affermato che negli ultimi anni le patologie sono aumentate con la crescita dei livelli di inquinamento. “Per questo – ha aggiunto -, vanno pesate le ricadute anche sul lungo periodo dei nuovi impianti. Quello di Pergine è piccolo, ma, purtroppo, le ricerche hanno evidenziato che i danni non sono solo in relazione alla quantità dell’esposizione alle sostanze nocive, ma variano anche in base al tempo. Quindi, anche a basse dosi, possono avere un impatto soprattutto sul sistema endocrino. L’inquinamento atmosferico, ha ricordato il medico, è il più grande rischio in Europa per patologie come Ictus e quelle cardiache“.

A sostegno della sua tesi, Bortolotti ha portati il dato che dimostra come le morti premature legate all’inquinamento siano 7 milioni, mentre quelle dovute al Covid sono state 6,5. Questo perché la respirazione permette a grandi quantità di inquinanti di entrare nel nostro organismo. “I dati dicono che sulle polveri (anche se i dati sulle 2.5 sono incompleti) siamo sotto i valore limite, che è però superiore a quello fissato dall’Oms che tiene conto dei fenomeni di bioaccumulo che soprattutto nel tempo creano danni”, ha continuato Bortolotti, bocciando la struttura tecnica dell’impianto che ha i limiti posti dal processo di pirolisi. “Inoltre – ha aggiunto -, di impianti simili ce n’è solo uno in Svizzera e uno a Gela in Sicilia e i dati forniti non sono completi dal punto di vista scientifico. E’ vero che si tratta di un’iniziativa sperimentale ma 4680 ore di emissione in due anni sono pesanti e per questo andrebbero fatti controlli in continuo sugli inquinanti”.

“L’ operazione è di tipo commerciale perché la ditta con questa sperimentazione intende capire se un impianto piccolo potrà essere applicato sulle navi per la gestione del problema dei rifiuti”, ha aggiunto l’esponente di Medici per l’ambiente, “Una ricerca che andrebbe fatta in una zona costiera, anche perché, in contraddizione col Piano rifiuti provinciale, nel caso di Pergine i rifiuti andrebbero importati. Inoltre, la localizzazione è in una zona pesantemente antropizzata, con la presenza di scuole nel raggio di 1000 metri. Infine, per funzionare l’impianto ha bisogno di un motore a gasolio che comunque inquina perché il syngas prodotto non viene utilizzato. Non solo, il sì a questo impianto contraddice il messaggio del Trentino turistico che si basa sul noto: “respira”.

Rispondendo al quesito di Ivano Job, della Lega, presidente della Commissione, che ha chiesto al medico se ci possono essere pericoli per i bambini, il dottor Bortolotti ha detto che nelle prime fasi della vita l’impatto delle sostanze nocive è maggiore, mentre il dottor Roberto Cappelletti, sempre dei medici per l’ambiente, ha aggiunto che la qualità dell’aria di Pergine e in Valsugana non è buona e ci si deve chiedere se questo impianto porta reali benefici ai cittadini.

Per l’Azienda sanitaria, che ha espresso il sì all’avvio della sperimentazione dell’impianto di Pergine, è intervenuto quindi il dottor Francesco Pizzo ricordando che il parere aggiuntivo dato all’Apss è positivo perché le emissioni sono ridotte e le sostanze emesse possono essere pericolose solo in quantità acuta. “Ci potrebbero essere effetti a lungo termine, ma questo impianto sperimentale rimarrà attivo per pochi anni. Con la cittadinanza – ha detto ancora -, c’è stato un incontro pubblico e si potrebbero fare monitoraggi sull’impianto per garantire una maggiore sicurezza anche se, ha ribadito, le emissioni sono molto basse”. Lucia Coppola ha detto che la valutazione dell’Azienda si sarebbe dovuta basare sul principio di precauzione anche tenendo conto che entro un chilometro ci sono scuole, un asilo nido e un centro giovani. L’esponente di Europa Verde ha detto di essere basita di fronte a una valutazione che ha definito superficiale e fin troppo serena, anche perché la condizione della qualità dell’aria di Pergine è già pesantemente compromessa, posizione condivisa anche da Alex Marini.

Infine, il dottor Gabriele Rampanelli dell’Appa, ha detto che la ditta ha fatto una domanda di localizzazione per un impianto di trattamento per pochi metri cubi di rifiuti per valutare il processo di pirolisi, con lo scopo di realizzare e vendere piccoli impianti per smaltire i rifiuti che vengono prodotti sulle navi o nella lavorazione di pellami. L’iter burocratico e ambientale è stato completato correttamente da parte dell’azienda e sulle emissioni in atmosfera si è sentito il parere dell’Azienda sanitaria. La delibera però, ha ricordato il dottor Rampanelli, non conclude l’iter autorizzatorio che è in corso e per il quale sono chiesti approfondimenti alla società. Il direttore dell’Agenzia per l’ambiente, il dottor Enrico Menapace ha quindi ricordato che i limitatissimi quantitativi di rifiuti trattati e la dettagliata analisi del sistema tecnologico proposto dicono che può fare la sperimentazione in completa sicurezza. “Comunque, la ditta lavora nel settore dell’economia circolare e questa sperimentazione potrebbe offrire soluzioni interessanti – ha aggiunto Menapace -. Il problema non sono i rifiuti trattati, ma cosa esce dal camino, che è sotto stretto controllo”.

 

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