Il Cammino sinodale? Si può fare anche al bar

Il “Genzianella” nella piccola comunità di Regnana si è rivelato un ambiente adatto ad accogliere un gruppo sinodale

Sarebbe sbagliato concludere che il Cammino sinodale può anche diventare un argomento…da bar. Eppure quanto ci è stato segnalato dall’altopiano di Pinè indica che un ascolto sincero può essere praticato anche in un luogo così pubblico e “aperto”. Anche perché nella piccola comunità di Regnana, lungo la strada verso il passo Redebus, il bar “Genzianella” rappresenta un luogo accogliente in cui è normale per la comunità “ritrovarsi”. E quando uno dei residenti, Claudio Lorenzini, ha fatto girare l’invito del parroco don Giorgio Maffei, si sono presentate una dozzina di persone mercoledì scorso, accolte dalla titolare Ofelia Mattivi. “L’ intento era proprio quello di raggiungere le persone più diverse e di creare un clima favorevole al dialogo. A Regnana il bar si è rivelato un ambiente adatto: hanno parlato in molti, sentendosi ascoltati”, commenta don Giorgio, alla guida delle quattro parrocchie nel Comune di Bedollo. Ha introdotto la chiacchierata rilanciando le attese dell’Arcivescovo nella lettera-invito e cominciando dall’umanità messa a dura prova dal Covid.

A PARTIRE DALLA PANDEMIA
Pronte le reazioni: c’è chi ha colto come la pandemia abbia “azzerato la disparità tra le persone”, evidenziato “il rischio solitudine e l’importanza delle relazioni, abbia spinto a “ripartire migliori”, mentre per alcuni è stata anche un’occasione sprecata.
L’inedito gruppo sinodale, cinque donne e sei maschi, in circa un’ora e mezzo ha espresso le attese verso una Chiesa che oggi può essere ancora “significativa e attraente”, può “offrire speranza” e non solo ottimismo. Dovrebbe “riuscire a intercettare e illuminare la vita e le domande profonde di senso delle persone”. Si è detto che anche questo Cammino con il parroco arrivato da poco può portare la comunità a valorizzare quei “piccoli gesti, genuini ed autentici, che sono la forma più efficace ed autentica per vivere e testimoniare la propria fede”.
Non sono mancate nemmeno le domande davanti all’esigenza di rinnovamento avvertita da tutti: “Ho raccolto questi interrogativi – ci racconta qualche giorno dopo don Giorgio – ma penso sia giusto lasciarli aperti per ora; ci sarà occasione per riprenderli in chiesa alla domenica o in altri incontri nei prossimi mesi. Insisto sempre nel dire che dobbiamo rendere cultura la fede; questa condivisione mi pare promettente. E per il futuro c’è qualche altra idea qui in valle…”

IL CONSIGLIO DIOCESANO E LA LETTERA AI PRETI
Nell’attesa di poterla raccontare, Regnana indica una scelta in linea con quanto auspicato dal Consiglio Pastorale Diocesano nella prima riunione di sabato 19 marzo; ha sottolineato l’impegno di “ascoltare mondi ai margini o all’esterno della Chiesa e in particolare chi fa più fatica ad esprimersi”. “In tal senso – si è detto – il metodo del Cammino sinodale trascende, per molti aspetti, anche il risultato stesso dell’operazione ascolto“. I consiglieri “diocesani” (ben 18 su 29 sono di nuova nomina) hanno anche insistito sull’importanza di mantenere una pastorale unitaria ma “valorizzando al massimo le peculiarità del territorio”, come conferma l’esempio di Regnana.
Quest’apertura si ritrova anche nella lettera che il Papa ha inviato, attraverso la segreteria del Sinodo, a tutti i sacerdoti del mondo, insistendo perché “il Cammino si contraddistingua per il reciproco ascolto e la vicendevole accoglienza (“Prima ancora dei risultati concreti, sono già un valore il dialogo profondo e l’incontro vero”). Francesco invita ad aver cura che “il cammino non ci porti all‘introspezione, ma ci stimoli ad andare incontro a tutti” per il sogno “di una Chiesa che non teme di sporcarsi le mani coinvolgendosi nelle ferite dell’umanità”.

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