Al Buonconsiglio “Il grande ‘700 veneto” con 70 opere da collezioni europee e statunitensi

Al Buonconsiglio, dal 2 luglio, la mostra “Il grande ‘700 veneto”

I colori, le invenzioni e le storie del Settecento veneziano brilleranno nei saloni del Castello del Buonconsiglio dal 2 luglio al 23 ottobre. Questa mattina (28 marzo) la direttrice Laura Dal Prà ha presentato gli eventi e le mostre che animeranno, oltre al Castello del Buonconsiglio, Castel Thun, Castel Caldes, Castel Stenico e Castel Beseno.

La mostra dedicata al Settecento veneto, “Il grande ‘700 veneto”, vuole documentare l’influsso dell’arte veneziana nelle vallate trentine. Sono 70 le opere che arriveranno o, in alcuni casi, torneranno in Trentino da musei e collezioni europei e statunitensi. Dipinti, anche di grandi dimensioni, che un tempo ornavano palazzi e chiese del Trentino e che poi il tempo, le guerre e le vicende familiari hanno disperso.

“La mostra vuole fornire un quadro delle presenze di artisti e di opere di maestri veneti nei territori del Principe Vescovo o del Tirolo meridionale tra la fine del Seicento e il Settecento – sostiene Laura Dal Prà, direttrice del Buonconsiglio -, rivelando un’intensità di scambi che si possono ben comprendere per motivazioni storiche, per ragioni di gusto, per gli interessi e la formazione culturale dei committenti, per le relazioni che le comunità locali hanno intrattenuto con i principali centri della Repubblica di Venezia”.

“La mostra costituisce l’occasione per allargare lo sguardo e annodare fra loro con un filo rosso le opere sul territorio di artisti come Fontebasso o Giambattista Pittoni e Gaspare Diziani – sottolinea Denis Ton, che cura l’allestimento per il Castello del Buonconsiglio assieme ad Andrea Tomezzoli dell’Università degli Studi di Padova -. Su tutti prende rilievo la presenza di Antonio e Francesco Guardi, indiscussi protagonisti della stagione pittorica tardo-settecentesca veneziana, ma con le proprie radici familiari in Val di Sole, dove torneranno più volte”.

I legami tra Trentino e Veneto, nel Settecento, erano fitti: da un lato arrivavano opere d’arte inviate da Venezia o artisti veneti; dall’altra invece i pittori del Principato Vescovile si formavano nei due centri principali della Repubblica Veneta: Venezia e Verona. La Scuola Veronese nel 1764 si organizzò in una vera e propria accademia di pittura, riconosciuta ufficialmente e guidata da Giambettino Cignaroli.

“Diversi territorio del Principato trentino erano, ad esempio, soggetti all’autorità religiosa dei vescovi veneti – conclude Dal Prà -, senza tralasciare che dal Trentino si trasferirono a Venezia intere comunità, poi gli interessi in area trentina di alcune importanti famiglie, i Giovanelli in particolare, infeudati in Valsugana a partire dal 1662. Un contesto che ha trasformato il Principato vescovile e il suo territorio in un crocevia di esperienze che ne hanno marcato il clima artistico, facendolo diventare fertile terreno di confronto e di crescita, anche per gli artisti locali”.

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