Essere preti oggi, il vicario generale di Trento cita Don Matteo e Raoul Bova: “Si diventa preti per essere ‘servi inutili'”

Il vicario generale Marco Saiani ha citato la serie televisiva Don Matteo per parlare del ruolo del prete oggi

E’ stata citata anche Don Matteo, la famosa trasmissione Rai giunta ormai alla 13° stagione, alla Messa del Crisma di questa mattina, 14 aprile, nel Duomo di Trento. Il vicario generale don Marco Saiani ha letto alcuni stralci della lettera inviata da un sacerdote all’attore Raoul Bova, che ha preso il posto di Terence Hill (don Matteo) e veste i panni di don Massimo. Raoul Bova ha ricevuto infatti una serie di riflessioni da parte dei sacerdoti per capire come vestire al meglio i panni del suo personaggio. “Don Massimo – ha scritto in un post Instagram presentandolo – ha voglia di stare tra la gente e sporcarsi le mani, ha voglia di capire cosa sia il perdono, cosa voglia dire accogliere, non giudicare dalle apparenze e dare una seconda possibilità”.

Don Marco Saiani: ““Non manchi mai in noi la gioia di essere sacerdoti”

Tra le tante riflessioni che sono arrivate, Raoul Bova è rimasto colpito da una in particolare. “In questa lettera – ha detto il vicario generale – si legge: ‘Si diventa preti per diventare servi inutili, proprio come Gesù. Servi inutili a tempo pieno, servi senza alcun utile, servi gratuiti. Per questo ha senso un prete, perché è messo lì in mezzo alla gente per ricordare che c’è qualcuno per cui vale la pena vivere, combattere e in alcuni casi anche perdere. E’ messo lì perché ognuno possa anche avere paura della vita, della morte, delle cose belle e brutte che capitano e che molto spesso sono più grandi delle nostre forze. Chi ti ama non ti dice che non soffrirai mai, che non sbaglierai mai, che non avrai mai paura delle cose che ti succederanno. Si diventa preti per essere una presenza. Si diventa preti per rendere l’invisibile visibile, come accade sull’altare'”.

Don Marco Saiani ha infine rivolto un appello ai sacerdoti presenti nel Duomo di Trento: “Non manchi mai in noi la gioia di essere sacerdoti e di lavorare per la costruzione del regno di Dio”.

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