Dieci anni di Richiedenti terra. Nell’orto cresce anche la socialità

Gli spazi dell’Orto Villano sono gestiti a livello comunitario

Passo dopo passo, la “riscoperta” di dieci anni di storia che hanno portato i propri frutti o, meglio, le proprie verdure. Domenica 8 maggio un trekking da Gocciadoro allo spazio di fronte alla stazione dei treni di Villazzano ha permesso di ripercorrere la storia dei Richiedenti Terra, un’associazione nata nel 2011 per costruire un’idea di socialità diversa e per abituare le persone a rispettare i tempi della natura anche quando si parla di cibo.

“Sono tre gli stimoli che hanno fatto nascere Richiedenti Terra”, racconta Valentina Merlo, presidente dell’associazione. “Nel 2011 alcuni di noi erano in servizio civile al Cinformi. Lavoravamo quindi con i richiedenti asilo della prima ondata, legata alla guerra civile in Libia, e volevamo creare delle occasioni di socialità per loro ma anche, in generale, per la comunità trentina”. Il luogo d’incontro che i fondatori di Richiedenti Terra volevano formare doveva essere diverso dai soliti. “Alcuni di noi erano legati al Centro Sociale Bruno – dice Merlo -, che in quegli anni aveva già fatto partire un gruppo di acquisto solidale (Gas) e una sorta di mini-emporio di comunità, uno spaccio che vendeva i prodotti del Gas. Per questo abbiamo pensato al tema dell’autoproduzione e del biologico, e così è nata l’idea di costituire un orto comunitario”.

La particolarità degli spazi dell’“orto villano” è che non ci sono divisioni metro quadro per metro quadro

Per il primo anno i Richiedenti Terra sono stati ospitati dall’Opera Universitaria, negli spazi esterni della residenza San Bartolameo. “Solo dopo siamo ‘approdati’ nello spazio attuale, a Villazzano – spiega Merlo -, più di 3 mila metri quadri che il Comune ci ha concesso in comodato. E dopo tanti anni siamo ancora lì: è un record, perché nessun orto comunitario trentino è durato così tanto”. La particolarità degli spazi dell’“orto villano” è che non ci sono divisioni metro quadro per metro quadro: lo spazio è gestito a livello comunitario, fatta eccezione per una piccola porzione che l’associazione ha destinato ad Apas, che lavora con detenuti, ex detenuti e i loro familiari.

“Le decisioni si prendono insieme”, prosegue la presidente dell’associazione. “Quest’anno per esempio abbiamo avuto un’esplosione di zucchine, e abbiamo deciso di donarle alle mense dei cappuccini e del Punto d’Incontro di Trento. Ma decidiamo assieme anche che cosa coltivare: dai pomodori alle zucchine, passando per cavoli, insalate e biete”.

L’idea dell’orto comunitario, dopo una battuta d’arresto, ha avuto un boom l’anno scorso. “Siamo partiti con 50 associati, anche se poi erano 20 le persone che frequentavano effettivamente l’orto con una certa assiduità”, spiega Valentina Merlo. “Ora, dopo alcuni anni di magra, siamo di nuovo in venti. Quel che ci dà più soddisfazione è che ci sono tante persone che riconoscono quest’orto come un posto di socialità, dove passare del tempo non solo per la coltivazione: qui facciamo anche eventi e concertini, oltre che l’InaugurOrto Villano e i campeggi estivo e autunnale. Quest’anno abbiamo in programma anche un corso per costruire un forno a legna con un artigiano, finanziato dall’ufficio Svolta”.

All’associazione Richiedenti Terra è legato anche un Gas che coinvolge cento famiglie di Trento e dintorni. Molti degli associati sono anche attivi nell’iniziativa di Edera, l’emporio di comunità che sta per nascere a Trento: “Stiamo cercando di raggiungere 250 adesioni per poter partire con quest’iniziativa”, conclude Valentina Merlo.

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