L’orso M78 riammesso in natura con radiocollare Gps: “È cresciuto di quasi 25 chili”

L’orso M78 reimmesso in natura con il collare Gps

L’orso M78 è cresciuto e ha ripreso forza grazie a una dieta ricca di frutta e miele nei 20 giorni in cui è stato curato all’interno del centro faunistico del Casteler. M78 è stato reimmesso nei boschi della bassa Val di Non lunedì sera dopo il periodo di riposo a seguito dell’incidente avvenuto tra il 14 e il 15 maggio a Campodenno, lungo la SS43.

“Era necessario tenerlo confinato in un ambiente molto piccolo affinché tutti i problemi che minavano la sua vita si risolvessero”, spiega il veterinario incaricato di seguire il caso, Roberto Guadagnini, in merito alla decisione di lasciare M78 al Casteler fino a lunedì scorso. “In questi primi 20 giorni c’è stato l’inizio del primo processo di guarigione, in cui il tessuto proteico si stabilizza. Adesso inizia la calcificazione. La seconda parte della guarigione sarà in natura“.

In questo periodo, aggiunge Guadagnini, l’orso “si è alimentato molto bene: aveva a disposizione frutta molto varia, dai mirtilli alle mele. Lui è cresciuto tanto, quasi 25 chili: più o meno un chilo al giorno”.

I primi due giorni di monitoraggio tramite il collare Gps del quale è dotato l’orso mostrano una buona mobilità del giovane plantigrado, che sta riprendendo contatto con il suo ambiente. “Per monitorarne lo stato di salute a distanza – ha spiegato Natalia Bragalanti, funzionaria del Servizio faunistico – il radiocollare Gps ci fornisce con una cadenza regolare, ogni 15 minuti, la posizione dell’animale. Questo per le prossime 78 ore. Poi valuteremo se dilatare il numero delle localizzazioni in funzione dell’atteggiamento che avrà l’animale in natura. Valutando da remoto gli spostamenti dell’animale abbiamo la possibilità di non interferire con lo stato di salute dell’animale e con la sua biologia e l’utilizzo del territorio e trarre le conclusioni in merito a come sta a distanza, senza interferire”.

“Sono state appurate le buone condizioni fisiologiche da parte del veterinario – spiega Sergio Tonolli, dirigente del Servizio Faunistico -, rimangono quindi le fratture che sono in via di guarigione. Tuttavia questo processo di guarigione è bene che avvenga nella piena vita selvatica, perché in questa fase è importante che l’animale si trovi in condizioni di vivere senza il condizionamento e l’assuefazione all’uomo”.

“L’amministrazione provinciale – aggiunge Claudio Groff, coordinatore del Servizio Grandi Carnivori – ha deciso di intervenire perché lo richiedevano innanzitutto le condizioni di sicurezza per la circolazione. Questo animale ferito, anche se non è il primo caso di un orso investito e ferito, era molto molto vicino alla strada ad alto scorrimento, nel fondovalle della Val di Non. Il motivo principale è stato quello di evitare il rischio che l’orso potesse tornare sulla carreggiata”.

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