Sciopero dei buoni pasto mercoledì 15 giugno

Oggi, mercoledì 15 giugno, i buoni pasto non verranno accettati in bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati aderenti alle principali associazioni di categoria della distribuzione e del commercio: Ancd Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIEPeT-Confesercenti, Fida e Fipe-Commercio.

Ha annunciato lo “sciopero dei buoni pasto” Federdistribuzione in una nota in si spiega che “l’intero sistema di gestione dei buoni pasto ha un vincitore e un perdente”.

Federdistribuzione denuncia che, a monte di un buono di 10 euro, “ci sono le grandi imprese, in primo luogo la Consip (la centrale di approvvigionamento della Pubblica Amministrazione), che acquistano il buono (in realtà sono milioni di buoni) per i propri dipendenti dalle società che li emettono, attraverso aste che vengono aggiudicate con il solo criterio del massimo sconto praticato, ormai arrivato al 20% e oltre il valore facciale”.

“Il buono – prosegue Federdistribuzione – viene quindi acquistato a 8 euro (invece di 10) e dato al lavoratore, che lo può spendere presso bar, ristoranti e supermercati. Questi ultimi devono a loro volta richiedere il rimborso alle società emettitrici le quali, per avere un conto economico in equilibrio, applicano commissioni agli esercenti proporzionate allo sconto concesso nelle aste, quindi pari o superiori al 20%. Così l’esercente, che ha erogato un servizio per 10 euro al consumatore, riceve un rimborso reale di 8 euro“.

“Non solo – rincara Federdistribuzione -: considerando i costi di noleggio dei Pos, i ritardi nei pagamenti, le spese fisse per ogni buono accettato, il valore ultimo ricevuto dall’esercente non supera i 7 euro”.

Secondo Federdistribuzione, dunque, il vincitore sarebbe la pubblica amministrazione “che fa ‘spending review’ a spese degli esercenti, gli unici perdenti”.

Federdistribuzione, Fipe Confcommercio, ANCC Coop, ANCD Conad, FIDA Confcommercio e Confesercenti – quasi il 90% degli esercizi confezionati – ha deciso di “dire basta”. La prima azione concreta è stata chiedere al Governo “l’apertura immediata di un tavolo di confronto per cambiare l’intero sistema”.

In secondo luogo è stata avviata “una causa nei confronti della Consip per omessa vigilanza di una delle maggiori società emettitrici, Qui!Group, fallita l’anno scorso dopo lunghe difficoltà economiche a tutti evidenti, lasciando debiti ormai inesigibili nei confronti degli esercenti per oltre 200 milioni di euro”.

Vengono poi informati i consumatori – quasi 3 milioni di persone, per un giro d’affari di 3,2 miliardi l’anno – con dei manifesti presenti in circa 100mila esercizi. “Se le cose non dovessero cambiare – conclude Federdistribuzione – l’intero sistema sarà a rischio, cioè i buoni pasto non saranno più accettati in bar, ristoranti e distribuzione”.

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