L’ascolto come stile di vita

La settima lettera alla Comunità del nostro Vescovo arriva puntuale per la festa di San Vigilio e dunque ci connette alle nostre radici, richiamandoci alla testimonianza e all’annuncio del messaggio evangelico nell’oggi della Chiesa, per l’umanità di oggi. È, infatti, una riflessione che si rivolge a tutti, che è alla portata di tutti e che vuole dare un contributo importante per rispondere alle delicate e significative sfide della comunità.

In particolare, la lettera lancia un messaggio molto forte a coloro che hanno la responsabilità di curare e gestire (o almeno ci provano) le complessità che scaturiscono da una società sempre più esigente. Le complessità sono sempre esistite, ma oggi si sono estese al raggio mondiale con una velocità incontenibile che rischia di portarci all’immobilismo o, peggio, al leggere gli eventi con superficialità. Personalmente, anche per l’impegno nell’ambito politico, sento l’urgenza di quella rivoluzione culturale a cui fa riferimento don Lauro nella sua lettera. Egli stesso ci indica da dove partire.

L’ascolto è il primo passo, anzi, dice di più: l’ascolto è stile di vita. Come a ricordarci che non si ascolta solo con le orecchie, ma si ascolta veramente se tutto di noi stessi è “in” ascolto. Questo ascolto esige il “fermarsi”. Il tempo nell’ascolto si ferma. Il cuore ne stabilisce il ritmo; il pensiero si ritrae e fa spazio ad un “altro” che parla. Così ci pone alla pari e in sintonia, così diventa possibile capire e conoscere l’altro. Anche nell’agire politico parte tutto (o almeno tanto) da qui, dall’investimento di energie dedicate alla cura delle relazioni, a tutti i livelli.

Mi colpisce inoltre l’espressione “gesti inutili”. Inutili non perché non siano un vero servizio a chi ne è destinatario. Inutili perché non danno utile, ossia non fanno guadagnare chi li compie. “Chi te lo fa fare?” Potrebbe essere la domanda sottintesa, e la risposta potrebbe essere: “Nessuno” oppure ”L’amore”. Chi fa politica o amministra la cosa pubblica è tentato dal “guadagno” immateriale, come la visibilità e il tornaconto a breve termine. Per questo è ancor più importante la sottolineatura di don Lauro sulla gratuità, specie nel servizio al bene comune, sul dedicare tempo ad azioni quotidiane di bene che nessuno vede, quelle per cui non c’è beneficio o per cui non arriva nemmeno un “grazie”. Questo esercizio, non privo di sacrificio, sarebbe – credo – capace di rinnovare dal di dentro il nostro agire politico.

E, benché privi di tornaconto, i gesti inutili sono sempre fecondi di una inaspettata “reciprocità”. È incredibile come un atteggiamento di amore disinteressato rinnovi le relazioni, attiri nella sua orbita il comportamento di altri che vi si riconoscono. “La strada” a buon diritto è il nome di questa lettera: ciò che il vescovo invita a fare è anzitutto un “camminare”, prima di essere una meta. Su questa strada avremo occhi per vedere attorno le “tracce di resurrezione”, come quella meravigliosa che conclude la lettera.

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