Marmolada, tra il 1905 e il 2010 il ghiacciaio ha perso l’85% del suo volume. Legambiente: “Urgenti politiche climatiche più ambiziose”

Legambiente sulla tragedia della Marmolada: “Urgente mettere in campo politiche climatiche più ambiziose”

Tra il 1905 e il 2010 il ghiacciaio della Marmolada ha perso più dell’85% del suo volume. “La montagna sta collassando e sta diventando sempre più fragile”, la denuncia di Legambiente, che continua: “Urgente mettere in campo politiche climatiche più ambiziose”.

Parlano chiaro i dati dei Carovana dei ghiacciai, la campagna ideata e portata avanti dal 2020 da Legambiente assieme al Comitato Glaciologico Italiano per monitorare la salute dei ghiacciai.

Se in poco più di un secolo (1905-2010) il ghiacciaio della Marmolada ha perso più dell’85% del suo volume, nell’ultimo decennio la situazione è addirittura peggiorata: si è assistito ad una accelerazione dei fenomeni della fusione glaciale.

La linea di tendenza che fino al 2000 consentiva di prevedere un esaurimento nell’arco di un secolo si è successivamente modificata da far presagire la scomparsa del ghiacciaio entro i prossimi quindici, venti anni.

“La crisi climatica minaccia sempre di più la montagna. Quanto accaduto ieri sul ghiacciaio della Marmolada – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ci dimostra che non c’è più tempo da perdere. La montagna sta collassando e sta diventando sempre più fragile”.

Uno scenario che impone un’azione più decisa di contrasto alla crisi climatica. “L’Italia deve accelerare il passo sulle politiche climatiche dove è in forte ritardo – incalza Ciafani – approvando al più presto l’aggiornamento del piano nazionale integrato energia e clima agli obiettivi di Repower Eu e un piano di adattamento al clima. Servono allo stesso tempo scelte energetiche coraggiose che puntino con forza e vigore sullo sviluppo delle rinnovabili, snellendo definitivamente gli iter autorizzativi dei nuovi impianti, senza continuare ad investire su gas e perdere tempo sulla realizzazione di nuovi centrali nucleari”.

“A tal riguardo – continua il presidente di Legambiente – il nostro auspicio è che l’europarlamento, che si sta riunendo per il voto in plenaria, bocci l’attuale tassonomia verde che considera gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili. Per fronteggiare la crisi climatica servono azioni e interventi coerenti e sostenibili. Se riusciamo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravvivrà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto”.

Nell’ultimo monitoraggio di Carovana dei ghiacciai, realizzato nell’estate del 2021, è emerso che i 13 ghiacciai alpini monitorati più il glacionevato del Caderzone (Abruzzo) perdono superficie e spessore frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli.

I ghiacciai dell’Adamello hanno perso oltre il 50% della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%. In Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 unità distinte. Il ghiacciaio orientale del Canin (Friuli) oggi ha uno spessore medio 11.7 metri, 80 metri in  meno rispetto a 150 anni fa.

Il ghiacciaio del Calderone dal Duemila si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi.

“I ghiacciai alpini sono in codice rosso – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi – Nell’ultimo secolo hanno perso almeno il 50% della loro superficie. Di questo 50%, il 70% è sparito negli ultimi 30 anni con un’accelerazione inaudita negli ultimi anni. La combinazione tra clima mite e mancanza di neve dell’inverno 2021/2022 sommati alle alte temperature di questi giorni costituiscono una sorta di tempesta perfetta per la montagna rendendola molto più fragile e pericolosa. Ovunque sui ghiacciai si scorgono ruscelli di acqua, i torrenti impetuosi che ne derivano raccontano di un’emorragia senza pari. Ultime urla di un’agonia che dovremmo cogliere come monito al cambiamento. Per questo è fondamentale mettere in campo anche scelte innovative di sviluppo locale con forti azioni di mitigazione e adattamento per il turismo come per tutti gli altri ambiti. Un messaggio che rilanceremo anche con la prossima edizione di Carovana dei ghiacciai, che a metà agosto è pronta a tornare ad alta quota per monitorare i ghiacciai alpini, compreso quello della Marmolada dove siamo stati nel 2020 in occasione della prima edizione”.

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