Meno infermieri nelle Rsa, Ordine e sindacati contro la Pat

“Pur nella consapevolezza della carenza di infermieri, ma anche di medici specialisti in altri servizi del nostro Sistema sanitario provinciale, le decisioni per il suo “governo” non possono perdere di vista il criterio guida fondamentale: garantire un’assistenza sicura e di qualità alle persone fragili che risiedono nelle RSA, portatrici di bisogni assistenziali e sanitari sempre più complessi”.

Questa la posizione della Consulta Provinciale per la Salute, dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento e l’Ordine dei Medici e Chirurghi e degli Odontoiatri del Trentino, che manifestano “grande preoccupazione” per la decisione della Provincia di ridurre lo standard di dotazioni infermieristiche nelle Rsa.

Anche Francesca Parolari, presidente dell’Apsp Opera Romani di Nomi e già presidente di Upipa, esprime preoccupazione per la decisione presa dalla Pat: “Da tempo viene segnalato come l’attuale parametro infermieristico di un infermiere ogni 10 pazienti sia ben al di sotto dei livelli considerati adeguati – afferma – a livello europeo e internazionale, per un’assistenza sicura e di qualità. Ridurlo ulteriormente, portandolo addirittura a un infermiere ogni 15 pazienti, non può che destare allarme e preoccupazione“.

La decisione, secondo Consulta per la Salute, Ordine degli Infermieri ed Ordine dei Medici, “si basa su una logica burocratica di far “tornare i conti”, ponendo a forte rischio la sicurezza e la qualità delle cure”. I rappresentanti dei professionisti del mondo della sanità lamentano anche un mancato coinvolgimento dei cittadini, delle professioni sanitarie e altre parti interessate coinvolte.

Si chiede una “visione sistemica e lungimirante” con interventi “condivisi, coordinati, incisivi, innovativi e coraggiosi” che consentano di “rivedere complessivamente i modelli organizzativi e professionali in RSA alla luce dei bisogni dei residenti a prevalenza sanitaria e prevedendo, tra le altre cose, migliori condizioni di lavoro e valorizzazione delle professionalità con percorsi di carriera: deve aumentare l’attrattività delle RSA nei confronti delle professioni sanitarie”.

In sintesi, secondo gli ordini professionali, “quello che è necessario, con urgenza, è la costruzione condivisa di un nuovo orizzonte per le RSA che riporti al centro, in modo autentico e con progettualità, la sicurezza e la qualità dell’assistenza al cittadino e ai familiari, la capacità di pensare e introdurre nuovi modelli organizzativi e di valorizzare le professionalità a partire da quella infermieristica”.

Luigi Diaspro, segretario generale di Fp Cgil del Trentino, rincara sul provvedimento firmato il 4 luglio scorso da Giancarlo Ruscitti, dirigente generale di dipartimento Dipartimento salute e politiche sociali: “Se questo è il livello delle scelte e delle strategie prodotte da dirigenti che, spesso e in maniera molto disinvolta, si aumentano gli stipendi, ebbene è proprio il caso di smettere di concedere questi generosi aumenti visto che le scelte sono le più banali, sbagliate e senza visione di lungo respiro che si possano prendere.”

Anche il sindacato lamenta infine il mancato coinvolgimento delle rappresentanze sindacali e degli ordini professionali coinvolti. “Condanniamo merito e metodo di questa sciagurata decisione – conclude Diaspro – e chiediamo un immediato confronto perché questa misura mina la qualità dell’assistenza e peggiora le condizioni di lavoro delle persone che, nonostante tutto e dopo due anni e mezzo di pandemia, continuano comunque ad assicurare i servizi”.

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