Questione alloggi, i sindacati: “Nel 2020 Itea ne ha assegnati solo 242”

Il primo edificio Itea costruito a Pergine

“Tenere fermi 1.215 alloggi Itea, il 10% circa del patrimonio edilizio della Spa, mentre le famiglie faticano a sostenere i costi di un’abitazione e restano in lista d’attesa per anni è sconcertante”.

Usano parole dure i segretari di Cgil Cisl Uil Manuela Faggioni, Michele Bezzi e Walter Alotti nel commentare i dati forniti dall’assessora alla salute e alle politiche sociali Stefania Segnana. “Ed è grave – aggiungono – che questa situazione non sia dovuta all’oggi, ma vada avanti da tempo. Abbiamo ripetutamente sollecitato la Provincia a mettere in campo politiche abitative che vadano incontro ai bisogni della comunità. Così come chiediamo ad Itea di accelerare sulle procedure di ripristino e messa a disposizione degli alloggi di risulta. Su entrambi i fronti, nulla o pochissimo si è mosso”.

I sindacati chiamano in causa i dati del 2020, gli ultimi disponibili sul bilancio social. In quell’anno “Itea ha assegnato solo 242 alloggi – attaccano -. È il dato più basso dal 2007. Ad oggi viene soddisfatto meno del 10 per cento delle richieste in graduatoria”.

La crisi Covid, il carovita, la ripresa degli sfratti e i costi sopra la media degli alloggi in provincia rendono la vita difficile alle famiglie trentine, che fanno fatica a trovare un’abitazione sul libero mercato. “Proprio per questa ragione – aggiungono Faggioni, Bezzi e Alotti – continuiamo a chiedere, totalmente inascoltati dall’assessora, l’attivazione dell’Osservatorio provinciale sulla casa. Sarebbe un primo importante passo per monitorare le dinamiche abitative e mettere in atto soluzioni condivise. Mancano alloggi e mancano, in molti comuni, anche soluzioni per fronteggiare le emergenze abitative. Servirebbe una seria assunzione di responsabilità di Itea e delle istituzioni, Provincia, comunità di valle e comuni. Invece spesso su questo tema ci si scarica le responsabilità a vicenda e non si agisce”.

Una prima risposta, secondo i sindacati, “potrebbe essere l’attivazione in Trentino del fondo per la morosità incolpevole che esiste nel resto d’Italia e che potrebbe dare una boccata d’ossigeno a quelle famiglie che per situazioni indipendenti dalla loro volontà non riescono più a sostenere il costo di un affitto”.

Va ampliato anche il numero di alloggi “accelerando sulle ristrutturazioni“, ma anche “valorizzando il patrimonio edilizio trentino che oggi è inutilizzato e potrebbe essere riconvertito aumentando il numero di nuove case pubbliche”.

“Anche in quest’ultimo assestamento di bilancio – concludono i sindacati – sul tema casa non è stato fatto nessun passo avanti. La giunta ha preferito affrontare la questione alloggi solo sul piano demagogico inserendo i 10 anni di residenza e andandosi a scontrare contro la Corte costituzionale. Di fatti nessuno”.

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