Caro energia, le imprese e i professionisti dello sport: “Importi delle bollette in alcuni casi triplicati”

Le imprese dello sport si uniscono al grido d’allarme contro il caro bollette

Il grido d’allarme contro il caro energia arriva anche dalle imprese e dai professionisti del mondo dello sport e che aderiscono a Confcommercio Trentino. Si parla di importi delle bollette più che raddoppiati – e in alcuni casi triplicati – rispetto allo stesso periodo del 2021.

“Il rischio concreto – sostiene l’associazione di categoria – è di compromettere le attività di palestre e centri sportivi, con conseguenti gravi ripercussioni anche sui lavoratori che, si sottolinea, operano professionalmente, non come meri volontari, nel settore: dall’amministrazione, ai dipendenti istruttori fino ai personal trainer, diverse sono le figure lavorative che, grazie alle imprese del comparto, consentono di generare reddito per le famiglie”.

È una preoccupazione costante quella che attanaglia titolari di palestre, centri sportivi e personal trainer in vista dell’avvicinarsi della stagione autunnale ed invernale, che renderà necessario l’incremento della spesa di luce e riscaldamento all’interno delle strutture sportive. Una situazione di difficoltà che arriva dopo un periodo altrettanto complesso, quello delle restrizioni prese per evitare la diffusione del contagio da Covid-19.

È “difficile”, sottolinea Confcommercio Trentino, quantificare il maxi-rialzo che sarà determinato dall’aumento del costo della luce e del riscaldamento che servirà alle strutture per accogliere i clienti. Il rischio “ormai evidente” è che questa situazione possa incidere pesantemente sulla sostenibilità delle imprese, “con necessari tagli e ripercussioni anche sui livelli occupazionali”.

“Non è da escludere, nella peggiore delle ipotesi, che alcune strutture possano essere costrette a chiudere o sospendere le attività – precisa l’associazione di categoria -, circostanza che può avere un effetto deflagrante: crisi delle imprese sportive, calo dei livelli occupazionali e, non per ultima, diminuzione della pratica sportiva, spesso esercitata anche in stretta correlazione alla prevenzione o alla cura di diverse patologie”.

Aumentare i costi per i clienti della struttura, continua Confcommercio, non è la soluzione. “Dover pensare di andare ad incidere sul cliente della struttura, aumentando i costi a carico dello stesso e delle famiglie, per dover esclusivamente far fronte al rialzo esorbitante dei prezzi dell’energia, appare paradossale ed ingiusto, sia per noi imprenditori sia per i nostri clienti”, sostengono gli imprenditori ed i professionisti sportivi di Confcommercio.

Confcommercio ricorda anche il recente riconoscimento del Sole 24 Ore, che ha riconosciuto per la sesta volta il Trentino come “provincia più sportiva d’Italia”. “Trento, da ultima statistica ISTAT, è in testa quale provincia più sportiva d’Italia, primato al quale contribuiscono i tanti imprenditori e liberi professionisti del settore – prosegue Confcommercio – che consentono una diffusione di eccellenza della pratica sportiva in strutture rese competitive grazie agli investimenti dei privati, sotto l’aspetto organizzativo, funzionale, dei macchinari e delle attrezzature utilizzate. Una ricerca costante di eccellenza nel settore sportivo della quale beneficiano tanti trentini di ogni età e per le più svariate necessità: dalla preparazione sportiva ed atletica, passando per il semplice benessere fisico fino ad arrivare alla riabilitazione fisico-motoria e, pertanto, alla prevenzione e cura di diverse patologie, una su tutte l’obesità”.

Confcommercio Trentino, l’Associazione Attività di Servizio e le Imprese dello sport chiedono misure idonee ed interventi strutturali diretti a scongiurare la crisi. “Inutile sottolineare ancora, pertanto, l’indiretto risparmio per la spesa sanitaria e pubblica alla quale contribuiscono le imprese del comparto sport. La situazione attuale non mette a rischio, pertanto, solo l’economia delle imprese sportive e dei lavoratori, ma rischia di avere rilevanti ripercussioni sulla salute causa l’abbandono, o per i costi elevati della pratica o per la chiusura di molte strutture”.

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