Un Martini fa sempre bene

Carlo Maria Martini a Trento nel 1997 (foto Zotta). Ci ha lasciato il 31 agosto di dieci anni fa

Nel rituale di ogni campagna elettorale – anche in questa così inedita nel mese d’agosto – non possono mancare i pezzi classici sul peso dei cattolici, sui cosiddetti “voti del cielo”, secondo l’espressione di Massimo Franco. Ormai tutti premettono che il “mondo cattolico” non esiste più, ma parlandone così a lungo vi attribuiscono evidentemente una certa consistenza. Proprio sulla cosiddetta “irrilevanza pubblica” dei cattolici in questa fase cruciale per la storia italiana si sono concentrati due interventi convergenti anche se provenienti da angolazione opposte: una laica e una cattolica.

Secondo il politologo Ernesto Galli Della Loggia “l’eclissi dei cattolici in politica” ha ragioni lontane ( dalla “diaspora” postdemocrisitana alla stagione dei “valori non negoziabili”) che vedono oggi i cristiani “ politicamente muti, incapaci di una iniziativa autonoma”. Secondo Della Loggia dovrebbero accettare due condizioni: “muoversi sul terreno della politica al di fuori di qualunque ispirazione/tutela/patronage da parte della Santa Sede o della Chiesa italiana (entrambe evidentemente disinteressate, impossibilitate o in altre faccende affaccendate); in secondo luogo accettare in modo esplicito di non ambire a rappresentare né un qualche movimento né il tutto – il mitico «mondo cattolico» che implica l’obbligo di stare nella posizione di un ormai inesistente «centro» – ma di essere necessariamente solo una parte, di destra o di sinistra, e magari decidersi a farlo unendosi anche a chi proviene da fedi o culture politiche differenti ma non incompatibili”.

L’altra voce è quella di Andrea Riccardi che, parlando più da storico che da fondatore della Comunità di Sant’Egidio, divenuto poi anche ministro della Repubblica, auspica che il mondo cattolico riacquisti “una forte voce pubblica”. “I cattolici italiani non sembrano rappresentare un interlocutore nel paese (se si eccettua papa Francesco: lo si è visto in alcuni momenti difficili come la pandemia)” – scrive Riccardi, in curiosa sintonia con Della Loggia, che aggiunge: “Spesso i discorsi ecclesiali non parlano alla vita comune. Eppure la Chiesa è la più grande rete sociale nel Paese.

Lo si è visto durante il Covid e nei momenti di faticosa coesione sociale. C’è in Italia una Chiesa del fare, del credere, del pregare, dell’intreccio di legami sociali, che è ancora una risorsa civile di valore. Tuttavia questa realtà ha bisogno di trovare parole e linguaggio per incrociare un discorso pubblico, dare voce a esperienze e sentimenti che vivono al suo interno. Non si tratta di tornare agli «anni dell’onnipotenza», come li definiva un protagonista del movimento cattolico, quanto di esprimere le dimensioni della propria realtà e responsabilità. Infatti vive ancora oggi, nel mondo dei cristiani italiani, un approccio concreto, serio, impegnativo, che ha molto da dire alla volatilità del linguaggio della politica, acuito in campagna elettorale e che ha stancato tanti italiani, come purtroppo mostra l’astensionismo”.

Sono spunti che forse peccano di astrattezza, ma da riprendere a livello locale, facendo tesoro dei richiami che prima Giovanni Paolo II (nel suo discorso a Palermo sulla “responsabilità dei cattolici in politica”) e poi Francesco ci hanno offerto in merito al contributo di un credente alla “città degli uomini”.

Vogliamo attingere al magistero del card. Carlo Maria Martini – “rispolverato” il 31 agosto a dieci anni dalla morte – che non solo nei discorsi “alla città per Sant’Ambrogio ma anche nei suoi testi sinodali – ha voluto indicare ai suoi fedeli quanto sia “doveroso e necessario” l’impegno nella politica. A partire dall’opzione del voto (ispirato da una coscienza rettamente formata) fino alla partecipazione diretta, difficile (“talvolta impossibile”, osserva) ma necessaria appunto. “Si tratta di un cammino arduo, impegnativo, si tratta di entrare nella categoria dei poveri in spirito a cui è promesso il regno dei Cieli. Solo così si può definire la politica come una forma di carità che non è semplicemente darsi per gli altri, bensì un darsi per gli altri a partire da una conversione cristiana seria, che cambi l’orientamento della vita, che faccia scegliere interiormente la povertà di Cristo e che permetta quindi di esprimere con animo libero il potere, il servizio”.

Sorsi d’incoraggiamento e di fiducia, sempre disponibili nel magistero intramontabile del Cardinale. Proprio come nello spot pubblicitario: “Un Martini fa sempre bene”.

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