Rapporto provinciale sull’occupazione, i sindacati: “C’è un problema di qualità del lavoro”

In foto: Achille Spinelli, Isabella Spezioli e Stefania Terlizzi (dirigente generale di Agenzia del Lavoro)

“In Trentino non c’è un problema di posti di lavoro. C’è un problema di qualità del lavoro“. Questo, secondo i sindacati Cgil Cisl e Uil, è quanto emerge dalla lettura dell’ultimo (il 37°) Rapporto provinciale sull’occupazione.

L’analisi – che è dedicata all’andamento del mercato del lavoro in Trentino nel 2021 e nei primi mesi di quest’anno – è stata presentata oggi (giovedì 6 ottobre) da Agenzia del Lavoro e da TSM-Trentino School of Management.

Dall’analisi emerge che nel corso del 2021 il mercato del lavoro trentino ha risentito positivamente dell’uscita dalla fase più grave della pandemia. “Tutti gli indicatori – riporta la Pat – registrano un netto miglioramento rispetto all’anno precedente e, cosa ancora più significativa, in alcuni casi hanno non solo raggiunto ma superato i valori del 2019, anno precovid di riferimento”.

Tendenza positiva che si conferma anche nel trend delle assunzioni dei primi quattro mesi del 2022. Arriva poi un calo “legato probabilmente – scrive la Pat – alla nuova, difficile congiuntura politico-economica internazionale”.

La dinamica dei primi 6 mesi del 2022 rimane però ancora positiva: le assunzioni crescono, rispetto al periodo gennaio-giugno del 2021, di 15.379 unità, pari a +23,6%.

Erano presenti alla presentazione del Rapporto Achille Spinelli, assessore allo Sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia di Trento, e Stefania Terlizzi, dirigente generale di Agenzia del Lavoro.

A chiudere la mattinata, dopo le relazioni degli esperti e dei tecnici, fra cui anche Raffaele Tangorra di Anpal-Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del Lavoro e docente all’Università di Trento.

“I dati del 2021 sono molto positivi – ha sottolineato l’assessore Spinelli – ma è chiaro che adesso l’attenzione è concentrata sulle criticità odierne e sull’inverno che abbiamo davanti. Siamo consapevoli che è necessario un impegno collettivo da parte di tutti gli attori del settore, anche al di là delle misure che abbiamo già assunto per sostenere imprese e famiglie. L’amministrazione provinciale, le categorie economiche e sociali, e naturalmente tutti soggetti che hanno contribuito all’elaborazione di questo rapporto, devono unire le forze, guardando anche alle decisioni che assumerà il nuovo Governo nazionale e agli strumenti messi a disposizione dall’Europa”.

Una domanda di lavoro che nel 2021 è cresciuta “in modo sostenuto”, riportano i sindacati, “senza però trovare adeguata soddisfazione”.

Tra domanda e offerta di lavoro non c’è corrispondenza, secondo i sindacati, per via di una “non adeguata qualità dell’occupazione”.

“È vero che ci sono più posti di lavoro – fanno notare Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher, che seguono il mercato del lavoro per Cgil Cisl e Uil – ma si tratta spesso di contratti a termine. Il Trentino questa tipologia sfiora il 20% e collocano il nostro territorio tra quelli la percentuale più alta di lavoro precario. A questo si aggiunge l’aumento di oltre il 13% delle dimissioni”.

Significativo è poi il dato per il turismo: nel comparto solo il 40% decide di ripetere la stagione nell’anno successivo: “Questo – sottolineano i sindacati – vuol dire che i lavoratori e le lavoratrici non hanno trovato in quel contesto condizioni soddisfacenti in termini di retribuzione e condizioni di lavoro. In una parola di qualità dell’occupazione”.

Giusto quindi secondo i sindacati investire in una più efficace analisi dei fabbisogni delle aziende, anche per mettere in atto percorsi formativi e di riqualificazione coerenti. Questo però non basterebbe: “La qualità del lavoro è la prima leva su cui agire per rendere più attrattiva la domanda – riportano Cgil, Cisl e Uil – qualificandola e fidelizzando la manodopera, con contratti stabili e condizioni di lavoro dignitose. Vale per tutti i settori, ma soprattutto per il turismo dove non ci si può più limitare a lamentare la carenza di manodopera”.

Infine, Cgil Cisl Uil non nascondono la preoccupazione per le conseguenze che la crisi energetica e l’esplosione dei costi delle materie prime avrà sull’occupazione: “Ci attendiamo un rallentamento dell’occupazione. C’è già un ricorso crescente alla cassa integrazione e senza le necessarie misure di sostegno al reddito e politiche attive del lavoro si rischia di scivolare in una fase molto complicata per la tenuta sociale della nostra comunità. Le famiglie già messe a dura prova dal caro vita potrebbero, infatti, non riuscire a sostenere più i costi della quotidianità con assegni di cassa integrazione che dimezzano il reddito. Non leggere in tempo questa situazione e costruire misure adeguate di protezione può essere rischiosissimo. Servono politiche che aiutino il sistema nel suo complesso e sostengano lavoratori e famiglie in questa congiuntura con aiuti sostanziali sul modello altoatesino. Il disegno di legge della giunta Fugatti al momento è totalmente insufficiente ad arginare solo in parte la tempesta che si potrebbe abbattere sulle famiglie trentine. Ci auguriamo che l’Esecutivo ne prenda atto rapidamente e apra un confronto serio e leale con le parti sociali”, concludono i tre sindacalisti.

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