Bonus bollette di 180 euro, i sindacati: “Basarsi sulla dichiarazione dei redditi non garantisce equità”

foto SIR/Marco Calvarese

“Sul bonus bollette la giunta provinciale non riesce proprio ad evitare una misura iniqua. Ci vuole non poca perseveranza”.

I sindacati trentini Cgil Cisl e Uil commentano così la decisione della Provincia di Trento di vincolare i 180 euro alle dichiarazioni dei redditi fino a 40mila euro. Così facendo, secondo i sindacati, si “lascia fuori gran parte del ceto medio di lavoratori dipendenti che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo”.

Il commento dei sindacati arriva dopo che, al termine della riunione di giunta di ieri, venerdì 14 ottobre, il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti “ha annunciato – come riportano i sindacati – l’ipotesi di riconoscere i 180 euro a quanti dichiarano un reddito lordo compreso tra i 40 e i 50 mila euro“.

“Se l’intento era quello di dare seguito alle critiche per un provvedimento concepito come contributo a pioggia per tutti, dunque iniquo, sicuramente l’ipotesi annunciata oggi non risolve alcunché in termini di equità e sostegno alle famiglie del ceto medio”, fanno notare Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

Un meccanismo che si basa sulla dichiarazione dei redditi, incalzano i sindacati, “non garantisce l’equità ed è per questo che negli anni si è stabilito in Trentino e nel resto d’Italia di usare meccanismi come Isee e Icef che tengono conto di più indicatori di reddito e patrimonio“.

Secondo i sindacati la giunta starebbe cercando ancora una volta delle “scorciatoie”. “In questo modo – continuano Cgil Cisl e Uil – verranno escluse moltissime famiglie del ceto medio di lavoratori dipendenti con redditi lordi di 40mila euro e che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo, mentre tanti liberi professionisti, imprenditori, esercenti e agricoltori che dichiarano redditi bassissimi potranno ricevere il bonus anche se hanno ingenti patrimoni e redditi reali più alti della media. Altro che sostegno. Questa è una presa in giro, per di più in un momento di grave difficoltà per le famiglie”.

Questa misura è solo la prima di una serie di interventi che verranno messi in campo nel 2023. “Interventi una tantum – continuano i sindacati – che se non verranno tarati in modo equo rischiano di essere totalmente inefficaci, deludendo le attese dei più”.

Cgil Cisl e Uil chiedono quindi interventi che siano veramente a sostegno a chi sta peggio; interventi che possono essere pensati anche guardando a nord: “Si guardi a quanto fatto a Bolzano dove la giunta ha previsto interventi per 230 milioni di euro e ne distribuirà un’ampia fetta alle famiglie misurando la loro condizione economica con l’Isee. Perché in Trentino non si può fare?”, concludono i sindacati.

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