Dino Pedrotti riceve l’Aquila di San Venceslao

Il pediatra 90enne Dino Pedrotti ha ricevuto oggi l’Aquila di San Venceslao, la massima onorificenza della città di Trento. “Le siano riconoscenti per aver dimostrato che, soprattutto quando si tratta di bambini, non c’è cura senza empatia – ha detto il sindaco di Trento Franco Ianeselli -, non ci può essere vera guarigione senza relazione e senza accudimento. La ringraziamo per averci insegnato che il bambino non vale per quello che sarà, ma per quello che è nel momento in cui viene alla luce”.

Ecco il discorso del sindaco di Trento Franco Ianeselli in occasione della consegna dell’Aquila San Venceslao a Dino Pedrotti.

“Gentile e caro dottor Dino Pedrotti,

Oggi la Città di Trento vuole rendere omaggio alla Sua storia straordinaria. Che ha un rilievo importante non solo in sé, per le conseguenze che il Suo impegno professionale ha avuto su tanti bambini e su tante famiglie della città. Ma è anche significativa delle contraddizioni con cui si sono misurati i nostri genitori e i nostri nonni, cittadini di un’epoca che è riuscita a far sbarcare l’uomo sulla luna, ma tante volte ha fallito quando si trattava di far nascere un bambino sulla terra. Questione di investimenti, questione di priorità, questione di cultura e di un atteggiamento nei confronti dell’infanzia che Lei, giovane medico trentino, ha osato mettere in discussione con competenza, umanità e ostinazione.

Non deve essere stato per nulla facile. Sappiamo infatti quale forza abbia la resistenza inerziale delle consuetudini, sappiamo che in nome del “si è sempre fatto così” vengono talvolta giustificati anche i più grandi misfatti. E un vero misfatto era non solo la mortalità infantile nel dopoguerra trentino, ma anche l’atteggiamento nei confronti dei bambini, anche quelli di pochi mesi o pochi anni, la cui guarigione dalle più svariate malattie doveva passare giocoforza dal trauma della separazione forzata e prolungata dai genitori.

Per i neonati di poche ore e per le loro mamme la situazione era forse anche peggiore. A questo riguardo un’anziana trentina con molti parti alle spalle, non sempre finiti bene, un giorno mi ha detto che se a partorire fossero gli uomini l’attenzione a quel momento decisivo che è la nascita sarebbe stata maggiore e più precoce. Non ho elementi per confermarlo, ma certo è che la medicina in passato non è stata troppo benevola con le donne, costrette fino a pochi anni fa a partorire obbligatoriamente con dolore. E neppure è stata benevola nei confronti dei bambini, messi in pericolo di vita non solo dalla nascita prima del termine, ma anche dalla scarsa igiene e da pratiche che avevano poco a che fare sia con la scienza medica che con la comprensione delle esigenze umane più profonde.

Caro dottor Pedrotti, le siamo grati per essersi battuto contro questo sistema indegno di una provincia che pure si avviava a grandi passi verso lo sviluppo. Le siano riconoscenti per aver dimostrato che, soprattutto quando si tratta di bambini, non c’è cura senza empatia, non ci può essere vera guarigione senza relazione e senza accudimento. La ringraziamo per averci insegnato che il bambino non vale per quello che sarà, ma per quello che è nel momento in cui viene alla luce. E per non essersi stancato di ripetere che i primi attimi di vita sono decisivi e cruciali e richiedono perciò professionalità e attenzione massima.

Non vorrei che qualcuno pensasse che la Sua sia una storia che riguarda solo il passato e gli ospedali di mezzo secolo fa. Non è affatto così. La Sua esperienza, caro dottor Pedrotti, continua a parlare al nostro mondo e al nostro tempo: ci mette in guardia, indaffarati come siamo in mille progetti e in mille presunti progressi, dal dimenticarci dei “fondamentali”: il diritto di ogni bambino a venire al mondo in una terra accogliente, il nostro dovere di assicurare ai minori cure adeguate, in Trentino come in Somalia o in Brasile. Spingendosi insieme agli Amici della neonatologia trentina fino in Vietnam, in Laos o in Tunisia, Lei ci ha insegnato anche che non esistono bambini di serie B, ma sistemi sanitari da riformare perché possano garantire cure appropriate. Lei ci ha mostrato infine, con il suo esempio, il valore della solidarietà, che anche in questi giorni viene calpestata con giustificazioni tanto capziose quanto spietate.

Caro dottor Pedrotti, Lei ha più volte sottolineato che la vera unità di misura dello stato di salute del nostro mondo è la capacità di assicurare benessere e serenità ai bambini fin dalle prime ore di vita. Siamo perfettamente d’accordo con lei. Alla luce di questa sua affermazione, aggiungiamo che lo straordinario valore aggiunto della Sua biografia di medico è l’enorme quantità di dolore che è riuscito ad evitare cambiando radicalmente la neonatologia e la pediatria, non solo trentina.

Le vite salvate in decenni di professione e di militanza, fuori e dentro gli ospedali; la fragilità di tanti neonati sottopeso trasformata nell’energia incontenibile di un bambino; l’imperativo del prendersi cura dei figli insieme alle mamme: tutto questo ha eliminato tanta sofferenza inutile, superflua e dunque scandalosa. Per fortuna, oggi la rivoluzione da Lei avviata tanti anni fa non Le appartiene più, perché è diventata cultura condivisa, metro di giudizio, traguardo quotidiano.

Caro dottor Pedrotti,

è per queste ragioni che la città intera vuole testimoniare la propria amicizia e la propria stima nei Suoi confronti. È per questo che, raccogliendo le sollecitazioni e l’affetto di numerosi Suoi amici ed estimatori, sono onorato di consegnarLe l’antico sigillo della città: l’Aquila ardente di San Venceslao.

Il sindaco di Trento

Franco Ianeselli”

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina