Sanità, nel 2022 ci sono state 222 dimissioni volontarie del personale

Nel 2022 sono state 222 le dimissioni volontarie del persone sanitario, secondo i dati riportati dalla Provincia di Trento. Tra queste ci sono 53 trasferimenti.

“Si deve tenere conto che lo sblocco delle assunzioni in tutte le altre regioni ha incoraggiato gli avvicinamenti ai luoghi di nascita o le ricongiunzioni familiari”, precisa la Provincia di Trento in una nota, aggiungendo che “i valori totali del personale sanitario e socio sanitario sono passati da 6.667 del gennaio 2019 a 7.006 del gennaio 2022”.

La Provincia rileva, anche a causa del Covid, “un aumento delle giornate di malattia (tra 30 e 40 casi al giorno dovuti al coronavirus)”, mentre “per altre tipologie di assenze il dato risulta costante rispetto agli ultimi anni”.

“Gli straordinari sono in aumento da qualche anno a questa parte, mentre il numero delle giornate di ferie maturate e non godute nel 2021 era inferiore rispetto al 2020”, riporta ancora la Pat.

Questi dati sono stati riportati dopo la manifestazione dei sindacati di venerdì scorso in Piazza Dante. Al tavolo riunitosi nel palazzo sede della Provincia hanno partecipato Paolo Panebianco, segretario responsabile sanità Fenalt, Cesare Hoffer, segretario Nursing Up, Luigi Diaspro, segretario Fp Cgil, Giuseppe Pallanch, segretario Cisl Fp, e Giuseppe Varagone, segretario Uil Fpl sanità del Trentino. Presenti anche per la Pat Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali, Franca Bellotti, direttrice dell’Ufficio formazione e sviluppo delle risorse umane, e Luca Comper, dirigente generale del Dipartimento organizzazione, personale e affari generali.

“Un dato sollevato dai manifestanti è la fuga verso l’estero del personale – riporta la Pat -. Quanto riscontrato da Apss mostra che le giovani generazioni hanno un interesse maggiore a sperimentare esperienze lavorative all’estero e anche la ragione economica incide nella scelta, ma va considerato anche il costo della vita che in certi Paesi è molto alto e dunque gli stipendi seguono questo andamento (per le dimissioni maggiore criticità risulta tra il personale Apsp rispetto ad Apss)”.

Sulla percentuale degli infermieri rispetto alla popolazione, “in Trentino – riporta la Pat – risulta un rapporto di 8,5 infermieri ogni mille abitanti, mentre il gap rispetto alla media europea è di -1, a fronte del -2,6 della media italiana, mostrando dunque una situazione trentina oggettivamente migliore che nel resto del Paese”.

Per quanto concerne la situazione dei pensionamenti l’azienda sanitaria ha messo in campo molte azioni per consentire il ricambio generazionale e l’attrattività del personale. La Pat ha anche programmato un progressivo aumento a 160 posti – e fino a 200 per l’anno 2023/2024 del corso di laurea in infermieristica. Infine, va ricordato che la Giunta ha sempre mantenuto una particolare attenzione verso il personale sanitario e di recente Apss ha avviato la trattativa al tavolo Apran per gli incarichi di professionisti specialisti, con una indennità lorda di 2.680 euro annui, l’aumento da 3 a 6 delle strutture complesse delle professioni sanitarie e l’indizione prevista a breve delle selezioni per le coperture di tali strutture. Infine la questione esternalizzazioni: non vi sono ad oggi appalti di servizi sanitari, ad eccezione di quello affidato in via d’urgenza durante l’emergenza Covid per la dialisi preso l’ospedale di Rovereto, comunque di tipo transitorio.

“Registriamo positivamente una nuova apertura al confronto – ha dichiarato il segretario generale della Fp Cgil Luigi Diaspro -: ci è stato garantito che saremo nuovamente ricevuti tra un mese, dopo che la Provincia avrà approfondito i temi che abbiamo esposto al tavolo. Bene anche le dichiarazioni di Fugatti in merito alla stabilizzazione dei precari assunti durante la fase Covid: dunque risorse che si aggiungono al personale in servizio e non da sostituire coi rientri di chi era sospeso. Male invece il totale silenzio sulla manovra di bilancio: qui si devono trovare le risorse per il reale rilancio della sanità pubblica trentina”.

“A non lasciarmi soddisfatto – prosegue Diaspro – è la promessa di rivederci tra un mese. Lo ho detto chiaramente al tavolo: tra un mese il bilancio sarà già approvato ed è lì che bisogna individuare le risorse, primo per l’ordinamento professionale che è l’unico strumento capace di valorizzare a livello professionale ed economico il personale; secondo, servono almeno i denari per la prima annualità del triennio 2022 – 2024 per non ripetere quanto successo nel 2019 – 2021, quando non sono state accantonate di anno in anno le risorse per il rinnovo, cosa che ha tardato non solo il contratto ma generato anche il problema degli arretrati. Terzo bisogna trovare finanziamenti per il fondo sanitario provinciale per il nuovo sistema indennitario da adottare.
Su queste tre richieste, molto specifiche, non abbiamo avuto alcuna risposta. Bene dialogo e stabilizzazioni, dunque, male per quanto riguarda la manovra e le risorse. Sono dunque insoddisfatto, a meno che nell’arco di questo mese non si manifestino novità in senso positivo”.

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